“L’obiettivo principale è quello di far interagire i nostri giovani con realtà simili all’interno dell’Unione europea”, ha spiegato in apertura dei lavori Dyego Tuljak, presidente dell’Associazione dei giovani della CNI e titolare del settore giovanile della Giunta esecutiva dell’Unione italiana che, lasciando intendere di pensare già ad altre iniziative di questo tipo, si è dichiarato soddisfatto di questa prima edizione del progetto. “Un’edizione sperimentale che vede gli interventi d’importanti esperti del settore e l’adesione di 5 realtà diverse”, ha affermato ancora Tuljak riferendosi ai rappresentanti dei cimbri, della minoranza slovena proveniente da varie aree del Friuli-Venezia Giulia, ai giovani della CNI di Slovenia e a quelli di Fiume.
Tra le relatrici Matejka Grgič docente alla Facoltà di lettere e filosofia di Lubiana e ricercatrice presso lo SLORI che ha illustrato i numerosi falsi miti sulle minoranze linguistiche: quello della lingua più bella o più facile, dell’assimilazione agevolata nei bambini, dell’apprendimento di una lingua esclusivamente a scuola. “Il ruolo della scuola è importantissimo, ma è altrettanto importante aver modo di parlare questa lingua in tutte le situazioni della vita quotidiana”, ha spiegato la Grgič introducendo così i livelli di acquisizione linguistica che vanno dalla segnaletica bilingue garantita istituzionalmente a quello pratico e, relativo alla possibilità di utilizzo della lingua minoritaria nella prassi giornaliera. Interessante pure la parte sui falsi consigli, tra i quali la relatrice ha evidenziato quello - fortunatamente in retrocessione - sull’incompatibilità del dialetto e lingua standard.
E su lingue e dialetti è stato incentrato l’interessante laboratorio di Metka Malčič e Mojca Cerkvenik, docenti presso l’Università del Litorale che hanno stimolato i ragazzi nella composizione di poesie e testi vari nelle rispettive lingue e parlate dialettali. Andando alla ricerca del plurilinguismo non si è potuto fare a meno di accennare alla parlata “ibrida” che, gli appartenenti alle minoranze linguistiche - spesso e volentieri- usano nella comunicazione privata mescolando parole della propria madrelingua o dialetto con la lingua della maggioranza.
Puntando sulla crescita di una minoranza linguistica, Irina Cavaion, ricercatrice del Centro di ricerche scientifiche capodistriano ha coinvolto i giovani, offrendo a loro una serie di strumenti che preparano all’incontro, alla conoscenza e al confronto tra comunità diverse e appartenenze diverse. “Viviamo in una società in cui incontrarsi non è difficile, la mobilità è elevatissima, ma conoscersi davvero è un’arte, è un processo molto lungo, faticoso e non sempre d’immediato successo e quindi l’obiettivo era di far rendere conto ai ragazzi che ci possono essere degli strumenti che spingono a capirsi, che stimolano la riflessione e ci aiutano a incontrare le persone in modo sempre più efficace”, ha spiegato la professoressa Cavaion.
Una domenica impegnativa ma interessante, stimolante per i partecipanti al laboratorio. “Un’esperienza positiva, ci ha detto Katja Canalaz, slovena delle Valli del Natisone e rappresentante dell’ Associazione dei giovani sloveni in Italia ed ha aggiunto: “Conoscevamo già la realtà degli italiani in Slovenia e in Istria, ma diciamo che questo è stato il primo contatto reale, faccia a faccia e siamo molto contenti perché ci ritroviamo tra giovani e abbiamo modo di vedere che le difficoltà e non sono simili e quindi ci diamo coraggio”. Anche per Enea Dessardo lo scambio di conoscenze, contatti, informazioni è molto importante perché dice: “A livello intuitivo c’ è più comprensione delle altre realtà minoritarie se si appartiene ad un gruppo etnico linguistico. Credo che sia più difficile per una persona che vive in un territorio lontano dai confini, comprendere le peculiarità delle zone frontaliere dove convivono da secoli vari gruppi linguistici o nazionali”.
“Incontri di questo tipo sono oltremodo utili”, ci ha detto pure Matteo Casentini dell’Altopiano dei Sette Comuni ed esponente della minoranza linguistica dei cimbri ed ha aggiunto: “la nostra è una situazione, non dico compromessa ma molto molto complessa; dall’esterno si ha la sensazione che non tutti quanti siano messi male come lo siamo messi noi però è chiaro che tutti hanno i loro problemi e le loro problematiche. Nella maggioranza dei casi queste possono essere condivise in altri non, ma comunque vedersi e confrontarsi con altre persone è uno stimolo ad andare avanti ed è un aiuto che ci fornisce nuove idee ,nuovi spunti per organizzare l’ attività e poter mandare avanti un qualcosa che sentiamo di dover mandare avanti”.
Lionella Pausin Acquavita