Continuano le polemiche sul rapporto tra gli italiani rimasti e Tito. Sulla pagina Facebook dell’Unione degli Istriani anche oggi viene pubblicato l'ennesimo post che testimonia la vicinanza tra i dirigenti dell’allora Unione degli italiani dell’Istria e di Fiume ed il regime jugoslavo. È da settimane che l’organizzazione di Massimiliano Lacota chiede all’Unione Italiana ed ai suoi dirigenti di prendere posizione sulla questione della revoca dell’onorificenza italiana concessa al Maresciallo jugoslavo.
Il presidente della UI Maurizio Tremul si è limitato ad un commento sulla nostra pagina in cui si rileva che le supposizioni che vengono fatte sulla minoranza “sono destituite di ogni fondamento, sono fantasiose e rasentano il ridicolo: rappresentano semplicemente chi le formula". "Noi" – ha aggiunto Tremul- "siamo impegnati in altri compiti importanti per mantenere viva la presenza italiana nella nostra Patria". Per il resto i massimi dirigenti dell’organizzazione si sono trincerati dietro il più stretto riserbo ed evitano di parlare dell’argomento.
Non si tira indietro, invece, il presidente della Can Costiera Alberto Scheriani che ci tiene a rimarcare come sia difficile entrare nella mente del presidente italiano Saragat che nel 1969 concesse quella onorificenza. “C’erano sicuramente motivazioni di cui bisogna tener conto” – precisa Scheriani dicendosi sorpreso che sia stata presa una decisione di questo tipo ,“perché gli italiani di queste terre hanno sofferto tanto” ed aver dato un'onorificenza “a colui che in qualche modo è stato responsabile di queste sofferenze" gli "sembra un tantino esagerato”.
“Non vorrei confondere" – dice Scheriani- "i valori dell’antifascismo, che credo tutti possiamo abbracciare, con i crimini del regime comunista perpetrati soprattutto a guerra finita. La Slovenia è piena di fosse comuni, molte non sono ancora nemmeno state identificate. Le persone che sono li ammassate non hanno ancora ottenuto una degna sepoltura. Bisognerebbe che la nostra società trovasse una soluzione. Non so perché da noi sia così difficile condannare questi crimini”.
A Capodistria del resto continua ad esistere la centralissima Piazza Tito, alla quale Scheriani precisa che la Comunità italiana cambierebbe volentieri il nome, ma è difficile farlo oggi come lo è stato in passato, considerato che in tutta la regione del Litorale è molto forte l’Associazione dei combattenti che porta le discussioni al punto di non consentire di cambiare nulla. In realtà dopo l’indipendenza alcuni passi sono stati fatti per cambiare quel nome, ma poi non se ne fece nulla.
In quella piazza del resto è ancora difficile anche mettere solo una targa che ricordi il vecchio odonimo. Quando fu fatto sparì dopo poche ore. "All’epoca"- ricorda Scheriani- "non è mai stato trovato il colpevole. In ogni caso la tabella con l'odonimo esiste ancora e non vedo perchè non possa essere ricollocata".
Stefano Lusa