Comunità italiana in festa per l'avvenuta iscrizione del dialetto istroveneto nel Registro del patrimonio culturale immateriale della Slovenia. Si conclude così positivamente un iter avviato dall'Unione italiana nel 2016. Oggi il presidente Maurizio Tremul ha voluto ringraziare quanti hanno contribuito all'importante traguardo, prima fra tutti la dialettologa Suzana Todorović per la consulenza scientifica, e fra gli altri l'onorevole Roberto Battelli, già deputato della nostra minoranza al Parlamento di Lubiana, da cui era partita la proposta.
Una notizia attesa da cinque anni, una tappa intermedia nel 2019, quando la candidatura avanzata dall'Unione italiana ottenne il parere positivo del Museo etnografico di Lubiana, competente per materia. E ora l'atto finale, quello che suggella il felice esito della domanda, l'iscrizione vera e propria del dialetto istroveneto nel Registro dei beni culturali immateriali della Slovenia presso il ministero della Cultura. "Un risultato storico per tutti noi", dice il presidente dell'Unione italiana Maurizio Tremul, che in sede di conferenza stampa, affiancato dalla linguista Suzana Todorović, parla di "una pietra miliare e anche di un cambio di approccio nei nostri riguardi", ricordando come "in questo territorio siano sempre convissute lingue e culture diverse, e questo lo rende più bello e più ricco".
"Il riconoscimento del patrimonio culturale e immateriale della Comunità nazionale italiana in Slovenia e Croazia - dichiara Tremul a Radio Capodistria - è fondamentale. La registrazione dell'istroveneto in Slovenia è un primo risultato, stiamo aspettando che si arrivi al medesimo traguardo in Croazia. Equivale al riconoscimento di una presenza storica, che ha dato un contributo inestimabile allo sviluppo del territorio, significa riconoscere la nostra autoctonia, e credo che abbia un valore morale altissimo. Ringrazio Suzana Todorović e tutti coloro che hanno contribuito al raggiungimento di questo obiettivo".
Una soddisfazione, quella espressa da Tremul, condivisa dalla professoressa Todorović, dialettologa con la passione per le parlate di origine veneta di questo lembo d'Istria, a cui ha dedicato una ormai lunga serie di studi e pubblicazioni, e che ha supportato l'Unione italiana nella stesura del dossier da sottoporre agli esperti. "L'esistenza di una cultura non significa l'esclusione di un'altra", ha affermato, dicendosi convinta che il dialetto istroveneto non morirà fino a che resterà il collante e uno strumento di comunicazione usuale all'interno della comunità italiana.
Ancora la docente: "È una giornata molto importante e vorrei dire un momento storico.
È anche il momento di una collaborazione molto fruttuosa fra l'Unione italiana e me come ricercatrice. Dopo cinque anni siamo riusciti ad ottenere la registrazione dell'istroveneteo quale patrimonio culturale immateriale. Per la presenza e l'esistenza della Comunità nazionale italiana in Slovenia è una data di grande significato simbolico".