Nella lettera della CAN di Capodistria, trasmessa agli organi competenti del comune, venivano rimarcate diverse questioni relative ai diritti e alla tutela della comunità nazionale italiana da risolvere, tra cui la tutela dei cimiteri, la posa delle tabelle con gli antichi odonimi e il rispetto del bilinguismo. Il vicesindaco italiano Mario Steffè chiamato in causa dalla missiva dice di condividerne i contenuti e la necessità di risolvere le problematiche aperte non le modalità con cui è stata posta la questione.
"Le proposte avanzate dalla CAN di Capodistria si basano su problematiche aperte che sicuramente devono trovare una soluzione nei tempi tecnici che servono a studiare la materia e individuare i provvedimenti adeguati. Mi sento di condividere nella quasi totalità gli argomenti in questione, condividendo anche la preoccupazione per la soluzione di queste problematiche. Più che altro, sottolinea Steffè - mi sorprendono e mi rammaricano i toni e le modalità di comunicazione che tradiscono, al di la dei contenuti proposti, una malcelata volontà di puntare il dito su presunti meriti o demeriti o possibili responsabilità, introducendo un clima, forse, di tensione e confronto tra le parti."
Il mandato era iniziato, ancora il vicesindaco italiano, proponendo a tutte le parti in causa, la CAN di Capodistria i consiglieri ai seggi specifici, di ricercare un proficuo dialogo e collaborazione per trovare una soluzione alle problematiche che riguardano la comunità nazionale italiana sul territorio. "Da parte nostra, da parte comunale c'è sicuramente la volontà di interloquire e avviare tutte le procedure necessarie proprio per stabilire le priorità di lavoro in questo mandato, identificare di comune accordo gli obiettivi da raggiungere. E a brevissimo ci sarà una riunione tra tutti gli interessati per cercare di dare una risposta a tutte le questioni aperte", conclude Steffè. (ld)