L’attuale potere in Croazia non ha mai assunto un atteggiamento deciso di condanna nei confronti dei fenomeni di nazionalismo radicale e di istigazione all’odio interetnico e mai nessuno è stato condannato nonostante la legge parli chiaro. Tra l’altro, a cinque anni di distanza, non è stato trovato ancora l’autore della croce uncinata sull’erba dello stadio del Poljud a Spalato. Di conseguenza fenomeni del genere si ripetono e le autorità non sembrano dare troppo peso ai moniti dell’Unione europea. L’ultimo episodio riportato da tutta la stampa croata si è verificato nel quartiere zagabrese di Santa Chiara dove è apparso un graffito recante la scritta "albero genealogico serbo" e l'immagine di un albero al quale sono impiccate due persone. E giovedì scorso nel quartiere di Kustošija, sempre a Zagabria, era stato esposto uno striscione con l’invito alla violenza nei confronti delle donne e dei bambini serbi. In questo caso la polizia ha arrestato sei persone tra cui il 21enne, presunto autore dello striscione. Analogo episodio nel rione di Borovje, ancora a Zagabria, contro i serbi di Vukovar. Dura la condanna del massimo rappresentante della Comunità serba in Croazia, Milorad Pupovac, per il quale episodi del genere non sono pericolosi solo per i serbi, ma per l’intera società nel paese.
Valmer Cusma
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