"Potrebbe esserci la mancata o carente manutenzione alla base dell'avaria alla "Ivana D", la piattaforma sparita - prima dai radar e quindi pure dalla vista dalla consorella "Ivana A", sabato sera in seguito alla forte mareggiata e alle raffiche di vento che hanno investito tutta l'area dell'Alto Adriatico". Ad affermarlo Davor Štern, ex direttore della INA, l'azienda petrolchimica croata che gestisce gli impianti estrattivi di gas metano posizionati ad una cinquantina di chilometri da Pola.
"Queste strutture hanno una durata ed è logico che, si è meno attenti quando cala il prezzo del derivato e aumentano le spese di gestione, ma soprattutto quando si è giunti al termine dello sfruttamento" aggiunge l'ex ministro croato, da sempre contrario alla ricerca e conseguente installazione delle piattaforme nel mare Adriatico. "E' probabile - dice ancora Štern - che pure le altre strutture dell'area siano nelle stesse condizioni".
L'INA gestisce attualmente diversi giacimenti nell'entroterra e tre importanti postazioni adriatiche che soddisfano dal 15 al 20 per cento del fabbisogno nazionale. Un investimento di oltre 2 miliardi di dollari per gli impianti off-shore, avviati 21 anni fa in cooperazione con l'italiana Eni e quindi con la Edison, ritiratasi nel 2018. Da rilevare che fino al 2006 - ovvero fino alla costruzione del gasdotto dignanese - gran parte della produzione, da uno a 5 milioni di metri cubi di gas giornalieri, andava in Italia mentre dall'installazione in qua sono stati prodotti complessivamente più di 22 miliardi di metri cubi per un valore complessivo che supera i 5 miliardi di dollari. Secondo gli esperti i giacimenti in questione saranno produttivi al massimo per altri 4 o 5 anni, ma sono già state individuate nuove aree e nuove riserve da sfruttare nell'immediato futuro.
Intanto per quanto riguarda la scomparsa - sabato scorso- della "Ivana D", le autorità croate affermano che si procederà con ricerche più dettagliate non appena le condizioni meteo lo consentiranno. "Non ci sono danni o pericoli per l'ambiente vista la chiusura automatica delle valvole prevista in caso di avaria" dicono, mentre va ricordato che il tracollo della struttura - che è gestita meccanicamente e non prevede la presenza di personale tecnico - non ha provocato vittime.
Lionella Pausin Acquavita