Il vicepresidente dell'esecutivo Boris Milošević, esponete del partito democratico indipendente serbo, che è partner della coalizione governativa, non si dimette ma rimette nelle mani del premier Plenković il suo mandato.
La decisione arriva a due giorni dall'arresto del ministro per la pianificazione territoriale, edilizia e beni dello stato Darko Horvat, sospettato di abuso d'ufficio nell'assegnazione di sovvenzioni e aiuti in alcuni progetti di sviluppo economico alle imprese dei territori abitati dalle minoranze nazionali ed aree disagiate nel 2018, quando era ministro all' economia.
L'indagine coinvolgerebbe pure altri funzionari del governo e tra questi l'esponente della minoranza serba che - secondo le indiscrezioni della stampa- sarebbe stato risparmiato dal fermo all'ultimo istante.
Gli inquirenti avrebbero azionato il freno per scansare eventuali percezioni di voler mettere sotto pressione il governo, peraltro denunciate dal premier Plenković, ma adesso sono le pressioni politiche a mettere in crisi il capo dell'esecutivo con una parte dell'opposizione ferma nella richiesta di dimissioni.
Plenković, colpito pure da un lutto famigliare, la morte del padre avvenuta sabato, dovrà reagire con prontezza e - come scrive la stampa - probabilmente annuncerà un rimpasto di governo e un cambiamento radicale nella sua composizione con la sostituzione di tutti i ministri che in un modo o nell'altro rientrano nel mirino dell'Uskok, l'unita per la lotta al crimine organizzato.
Oltre che a quelli compresi da quest'ultima inchiesta, diversi altri sarebbero oggetto di altre indagini. Tra questi figurerebbero i nomi di Josip Aladrović ministro del lavoro e tutele sociale, Tomislav Čorić a capo del ministero dell' economia e sviluppo e Mario Banozić che dirige la difesa ed entrato - ultimamente- in polemiche con il capo dello stato Zoran Milanović.
Lionella Pausin Acquavita