Gran parte delle misure si riferisce all'obbligatorietà del green pass con la quale -come riferito dal capo dell'unità di crisi Božinović- si cerca di favorire la vaccinazione, limitare le possibilità di contagio, dare sicurezza nell'attuazione del processo di lavoro e nell'offerta dei servizi. Dal 15 novembre prossimo la certificazione sarà obbligatoria nelle istituzioni statali, regionali e comunali sia per i dipendenti che per gli utenti. Ridotto da 100 a 50 il numero dei partecipanti alle manifestazioni in spazi chiusi e a 100 quelle all'aperto numeri che possono aumentare se la presenza è riservata solo a possessori del passaporto verde, documento che -questa forse la novità maggiore- a partire dal 4 gennaio sarà rilasciato solo ai vaccinati e ai guariti. Esentati per il momento centri commerciali, ristoranti e bar in quanto reputati ambienti non pericolosi per la diffusione del virus poiché i primi hanno quadrature ampie nei quali i contatti possono venir limitati, nei secondi si entra con la mascherina fino al posto tavola condiviso con una cerchia ristretta di persone. I club e discoteche potranno funzionare soltanto come bar - seduti a debita distanza- e con chiusura alla mezzanotte. Solo le feste matrimoniali dove il certificato Covid è già obbligatorio per tutti potranno andare avanti fino alle 2 di notte. L'esibizione del green pass non sarà obbligatoria -per il momento- nelle scuole che dopo la decina di giorni passati tra festività e lezioni a distanza dovrebbero riaprire i battenti lunedì. È già chiaro che molte non lo potranno fare visto l'alto numero di alunni, studenti e docenti positivi e dovranno proseguire con la didattica a distanza mentre la decisione su una nuova, eventuale chiusura delle istituzioni scolastiche è competenza delle unità di crisi regionali. Questi ultimi avranno la competenza di stabilire - in base al quadro epidemiologico della propria area un' uso ancora più rigoroso del certificato covid.
Lionella Pausin Acquavita