E proprio a Knin è iniziata stamane -con la posa delle corone di fiori ai caduti della guerra patriottica- la cerimonia principale che ricorda, a 26 anni di distanza, l’ operazione Oluja/Tempesta che portò l’ esercito croato alla riconquista della Krajina, territorio rimasto per quattro anni sotto il controllo delle forze dei ribelli serbi. A ricordare l’evento, i vertici dello stato con in prima fila il presidente Zoran Milanović ed il premier Andrej Plenković che hanno ringraziato i difensori croati e reso omaggio alle vittime degli scontri ai quali - hanno detto- va il riconoscimento del paese tornato libero e territorialmente integro. Non ci saranno in questa occasione i gesti riconciliatori testimoniati lo scorso anno che - sebbene in una cerimonia più sobria causa pandemia- avevano visto per la prima volta a Knin pure gli esponenti della minoranza serba in Croazia. Il capo del governo Plenković ha comunque minimizzato l’assenza del suo vice Boris Milošević, esponente di spicco della comunità serba. “Neanche altri ministri saranno presenti e il messaggio simbolico lanciato un anno fa è stato ormai compreso” ha detto il premier non convincendo però tutti. Tanto per fare un esempio per lo storico Tvrko Jakovina “si è ancora lontani da una vera riconciliazione perché manca la volontà politica per trasformare i gesti formali in realtà”. Ricordiamo che l’operazione Tempesta seguita da azioni di pulizia etnica provocò un esodo di grandi proporzioni, per Zagabria 90 mila e per Belgrado almeno 200 mila serbi che decisero di abbandonare le loro case.
(lpa)