“Nelle modalità di comunicazione di Milanović, purtroppo, la forma prevale ai contenuti”, la dichiarazione del nuovo leader dei Social-democratici, Peđa Grbin, chiamato a commentare, tra le altre cose, pure le ultime polemiche legate al capo dello stato. Uscito vittorioso al ballottaggio interno e da sabato nuovo presidente SDP, Grbin, che non è stato risparmiato dalle critiche di Milanović, ha affermato in modo ironico: “Evidentemente ha deciso di mettere in pratica lo slogan della sua campagna elettorale: quello del presidente con carattere”, ma ha subito aggiunto che a Milanović va dato il merito di essere stato uno dei pochi ad aprire alcune importanti questioni legate allo scandolo Janaf.
E ci sarebbe proprio la vicenda delle tangenti al direttore del Jadranski naftovod (l’Oleodotto Adriatico), azienda d’interesse statale, alla base delle ultime performance verbali del presidente croato che inizialmente se l’è presa con il premier Plenković e poi - stuzzicato da altre situazioni – con tutta un’altra serie di persone: opinionisti, esponenti di associazioni ma anche con parlamentari sia di destra che di sinistra. Indifferente al chiasso suscitato dalle sue dichiarazioni, definite sessiste, inappropriate, discriminanti, indecenti e oltremodo sconvenienti per un capo di stato, Milanović comunque non sembra disposto a fermarsi.
Tre le persone prese di mira c’è pure Žarko Puhovski. L'intervento nel quale l’analista affermava che “i buoni intenti di Milanović vengono a cadere alla sua ultima frase che è sempre riservata a un’offesa nei confronti di qualcuno” ha fatto arrabbiare il presidente che ha definito Puhovski un incapace e un politico fallito. “Evidentemente Milanović ha perso la capacità di giudicare con razionalità”, la risposata dell’opinionista secondo il quale il presidente sarebbe stato preso dal panico. “Non sono importante io o chi si troverà sotto attacco dopo di me, importanti sono le ragioni di questo stato d’animo del presidente e la possibilità che una persona in queste condizioni guidi il Paese”, la risposta di Puhovski.
Per tanti, il nervosismo del capo dello stato sarebbe riconducibile proprio al caso Janaf. Il responsabile dell’azienda era un suo conoscente che militava nel Partito Socialdemocratico, l’agenzia di consultazioni che Milanović guidava nel periodo del suo disimpegno politico aveva gli uffici proprio nella sede dello Jadranski naftovod e inoltre anche il presidente croato avrebbe frequentato il club zagabrese nel quale sarebbe stato registrato lo scambio di mazzette.
Per il momento rimane lontana comunque l’eventualità d’impeachment della quale si parla negli ultimi giorni. Secondo gli esperti, le esternazioni di Milanović – almeno quelle sentite finora - non violano la Costituzione. Anche se alcuni dei parlamentari offesi dalle sue dichiarazioni avanzassero una mozione per la revoca del mandato dovrebbero garantirsi un largo appoggio. Per la sospensione dell’incarico del presidente della Repubblica è necessaria infatti la maggioranza dei due terzi del Parlamento. La mozione passa quindi al vaglio della Corte Costituzionale, dove due terzi dei giudici devono concordare la sentenza sull’impeachment.
Da rilevare infine che, se una parte del Paese è critica in riguardo al comportamento di Milanović, ce n’è un’altra che condivide le sue reazioni. “Siamo testimoni di un caso che non si è mai verificato finora: il presidente ha coraggiosamente deciso che non deve piacere a tutti”, ha affermato Mirijana Hrga, giornalista ma soprattutto consigliere dell’ex capo dello Stato, Kolinda Grabar Kitarović.
Lionella Pausin Acquavita