È da giovedì scorso che i contagi giornalieri in Croazia sono tornati in doppia cifra e la novità delle ultime 24 ore è che cambia la loro geografia. Al primo posto per numero di casi, ben 10, balza la città di Zagabria, seguita a quota 5 dalla regione di Osijek e della Baranja. In calo invece il numero nella regione spalatino - dalmata. Sono comunque queste tre le zone rosse del paese, nelle quali ora vengono rafforzate le misure epidemiologiche. In primo luogo, il divieto delle visite agli anziani nelle case di riposo e ai malati negli ospedali. E in più, come sottolineato in conferenza stampa dal Comando nazionale della protezione civile, si introduce l'obbligo delle mascherine per tutti gli operatori sanitari. Comunque nessuno dei 18 contagiati nelle ultime 24 ore, presenta sintomi gravi, come sottolineato dal ministro della sanità Vili Beroš. Ha aggiunto che nessun paziente è attaccato al respiratore e che quelli ricoverati in ospedale sono nove. Nessun caso positivo tra i gli oltre 205.000 turisti sistemati in Croazia, per i quali comunque è stato definito il protocollo nel caso di contagio. Intanto rimane rigido il regime confinario con i due paesi alla fonte del maggior numero di nuovi contagi. Lo ha sottolineato il Ministro degli Interni Davor Božinović spiegando che il 40 percento dei viaggiatori provenienti dalla Bosnia ed Erzegovina e il 20% di quelli provenienti dalla Serbia sono stati fatti tornare indietro. "Siamo entrati nella fase di convivenza con il virus" - così Davor Božinović - "per cui non pensiamo più a chiudere ma a proteggere le categorie a rischio. Facciamo di tutto affinché le attività economiche riprendano quota'' ha concluso ''come del resto avviene negli altri paesi europei".
Valmer Cusma