Mille e 13 i contagi nella fascia di età da zero ai 19 anni – sugli 11 mila e 500 complessivi- registrati in Croazia dal 25 febbraio scorso quando venne segnalato il primo caso di infezione da Coronavirus. A qualche giorno dall’inizio dell’anno scolastico, che prevede la frequentazione in aula per tutti, in tanti temono un incremento di trasmissioni proprio tra la popolazione più giovane che di conseguenza si riverserà su tutti. Da qui l’obbligo di prevenire eventuali nuovi focolai anche tramite le misure indicate dagli esperti e che cercano di limitari i contatti tra classi diverse, mantenere gruppi compatti e quindi con lezioni in blocco di una materia, riduzione degli allievi e doppi turni e così via. Sono in pratica tre i modelli elaborati da introdurre secondo le specificità dei singoli istituti e delle singole situazioni. Molto chiare le direttive nei casi di crisi: se un bambino in classe segnala malore, va isolato in attesa dei genitori che si dedicheranno al caso mentre se i sintomi sono simili per più allievi, vanno informati subito i servizi epidemiologici. Sarà compito arduo – specie per gli studenti più grandi- mantenerli in classe durante tutto l’orario scolastico e si temono gli eventuali contagi nelle attività extrascolastiche e pomeridiane quando comunque i giovani s’incontrano tra di loro e in questo caso si fa fiducia sull’ impegno dei famigliari. Da segnalare che in questo momento sui 2 mila 703 casi attivi in Croazia il 10 per cento ricade nella prime due fasce d’età mentre da febbraio in qua si sono registrati 285 positivi tra gli zero e i 9 anni e 755 nella categoria tra i dieci e i 19.
Lionella Pausin Acquavita