Gli analisti divisi su due posizioni: quella che prevede radicali cambiamenti e la sostituzione di numerosi ministri e quella che invece annuncia modifiche più contenute. Un tormentone che va avanti da qualche mese ovvero dall'arresto dell'ex ministro Darko Horvat e dalle voci che volevano nel mirino degli inquirenti pure il vicepresidente del governo Boris Milošević e i ministri all'economia Tomislav Čorić e del lavoro e tutela sociale Josip Alardović. A questi si sarebbero aggiunti successivamente e per altre ragioni i responsabili della difesa, dell’agricoltura, dello sviluppo regionale e della sanità. E se i soliti bene informati indicano la prossima settimana come decisiva per le sorti di alcuni ministri, Plenković anche ieri in Parlamento ha fatto capire che sarà solo lui a decidere sul come e quando di un’eventuale ricostruzione. Per altro già nei giorni scorsi - dopo il vertice del HDZ e di quello della coalizione governativa- il premier aveva dichiarato di avere carta bianca sia dalle strutture del suo partito che da quelle dei partner di governo. Con questi ultimi comunque- a detta del riformista Radimir Čačić- l'argomento rimpasto non sarebbe stato neanche affrontato. In tanti pensano addirittura che Plenković sia in difficoltà nel reperimento degli eventuali sostituti dei nominativi in bilico poiché quelli papabili non sembrerebbero disponibili a condividere le sorti di un esecutivo inerte e le pressioni dell’opinione pubblica. E in questo contesto fanno l’esempio del nuovo ministro all'edilizia Ivan Paladina che a poco più di un mese dall' insediamento è già nell' occhio del ciclone per conflitto d' interesse, beni e proprietà registrati prima dell’incarico.
Lionella Pausin Acquavita