Una vicenda che il presidente dell’Unione italiana, Maurizio Tremul ha portato all’attenzione del sindaco fiumano, Vojko Obersnel. “L’auspicio è che il sovrintendente Marin Blažević faccia dietrofront e riveda la sua decisione” ha affermato il presidente UI facendo capire che ultimamente i rapporti con il numero uno dell’Ivan Zajc non sono dei migliori. “Non ci sono molti posti di lavoro per i connazionali e quindi è importante mantenere almeno quelli che ci sono” ha ricordato ancora Tremul auspicando che la Città di Fiume, uno dei fondatori e finanziatori del teatro, si faccia interprete delle richieste della minoranza.
Un caso - quello del mancato rinnovo del contratto - scoppiato a fine maggio quando, interpellato dal quotidiano della CNI “La Voce del popolo”, il sovrintendente ha spiegato che nessun posto di lavoro è stato abolito. Richiamandosi a ritardi nei finanziamenti, necessità di razionalizzazione e riorganizzazione, Blažević aveva precisato che “si è deciso di non prolungare il contratto a una persona che non ha soddisfatto le aspettative, mentre per gli spettacoli della compagnia italiana saranno utilizzati i direttori di scena delle altre sezioni”. Non ci sarebbe, a suo avviso, nessun ridimensionamento dei posti di lavoro in lingua italiana perché gli attori del DI andati in pensione saranno rimpiazzati, come ha detto, da altre forze interne all’ente.
Un rimpasto accolto bene, sembra, dal direttore del Dramma Italiano, Giulio Settimo che sempre per la Voce annuncia nuove assunzioni a settembre mentre, svincolato dal contratto che scadeva il 31 maggio scorso, l’ormai ex direttore di scena Flavio Cossetto, in una lettera aperta, oltre che ha precisare la sua onestà professionale, indica tutta una serie di incoerenze sia relative alle scelte della dirigenza dell’ente sia per quanto riguarda i finanziamenti e le sovvenzioni che arrivano dai governi croato e sloveno e a quelle che giungono - con ritardo, ma giungono - dall’Italia.
Un caso intricato che aldilà della vicenda umana e professionale di un nostro connazionale ripresenta tutta la complessità del microcosmo minoritario e fa emergere la questione della mancata autonomia di alcune istituzioni che fanno riferimento alla CNI. Comunità che senza puntuale erogazione delle sovvenzioni dall’Italia, ma soprattutto senza fiducia e appoggio morale della Madrepatria non può e non potrà mai garantirsi piena tutela e rispetto.
Lionella Pausin Acquavita