Archiviate le elezioni amministrative, le forze politiche in Croazia hanno ora tre anni di tempo per interrogarsi sui risultati conseguiti a queste consultazioni ed eventualmente correre ai ripari. Infatti, appena fra tre anni sono in programma le prossime elezioni politiche e presidenziali. Il ballottaggio di domenica ha confermato che il quadro politico è in evoluzione in diverse zone, anche laddove sembrava finora che tutto fosse chiaro e che non potessero esserci "rivoluzioni". Eppure, un autentico terremoto politico ha sconvolto l'Istria. La Dieta democratica istriana deve leccarsi le ferite dopo la seconda tornata delle amministrative, al punto che il leader Boris Miletić, consapevole del mezzo passo falso del partito regionalista, ha messo a disposizione il suo mandato. Va detto che in Istria sono stati scardinati, a queste elezioni, tutti i vecchi schemi. Non c'è stata alcuna solidarietà a sinistra tra regionalisti e altre forze di questa parte del panorama politico. In parte è caduta anche la storica chiusura nei confronti del centrodestra croato, che di fatto è rientrato nei giochi. Senza la caduta di tali preclusioni sarebbero difficili da spiegare determinate rimonte come quella di Filip Zoričić a Pola, effettuate probabilmente attingendo a piene mani a bacini elettorali che sembravano fino a ieri antitetici. Questo in ogni caso sta a dimostrare che i cambiamenti più che altro, nelle varie zone, sono il frutto di una voglia di freschezza, di volti nuovi da parte degli elettori e non il segnale di un autentico cambio di colore politico. Non per niente gli stravolgimenti hanno riguardato più i Comuni e le Città dove il sindaco è molto più a contatto diretto con i cittadini e molto meno le Regioni dove a prevalere spesso sono i suffragi delle località minori rispetto a quelli dei centri urbani. Questo spiega il paradosso per cui il centrodestra può cantare vittoria pur avendo perso le elezioni nelle maggiori città del Paese, Zagabria, Spalato e Fiume, in quanto ha comunque conquistato quindici Regioni su venti. E anche in Istria, il regionalista Boris Miletić, pur essendosi imposto sul filo di lana, ha avuto la maggioranza dei voti in buona parte delle circoscrizioni più piccole, grazie alla quale si è salvato (almeno per ora, eventuale riconteggio permettendo) in extremis, recuperando i consensi persi ad esempio a Pola. Se c'è un posto dove a soffiare impetuosa, come sempre, è soltanto la bora, senza quasi nemmeno un alito di brezza che porti qualche cambiamento questa è la Regione litoraneo-montana. In riva al Quarnero non si respira infatti alcuna novità. Qui è la sinistra tradizionale, ovvero i socialdemocratici a dettare legge. A Zagabria e Spalato, invece i successi rispettivamente di Tomislav Tomašević di Možemo e Ivica Puljak di Centro hanno evidenziato che gli elettori che vogliono mandare (o mantenere) il centrodestra all'opposizione rifuggono dalle vecchie sigle partitiche e cercano volti e forze nuove, emergenti.
Dario Saftich (La Voce del Popolo)