Nei primi 9 mesi dell’anno in Croazia sono stati rilasciati quasi 96 mila permessi di lavoro e soggiorno, il 57 per cento in più rispetto al 2021 quando, per lo stesso periodo, si registravano all’incirca 61 mila concessioni. La sospensione delle quote di ingresso, decisa all’inizio dell’anno e dovuta alla mancanza di manodopera, ha fatto - com’era prevedibile - aumentare i flussi di lavoratori provenienti da altri paesi. Il maggior numero ancora sempre proviene dagli stati vicini quali Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Serbia e Kosovo anche se - come riporta la stampa croata - si tratta di bacini che si stanno pian piano svuotando di forza lavoro qualificata e di qualità da impiegare in settori quali edilizia, agricoltura e soprattutto turismo. Da qui la necessità di attingere a nuove e più lontane fonti. Da gennaio in qua gli organismi preposti hanno rilasciato più di 4 mila permessi a cittadini delle Filippine, portando così ad oltre 4 mila e 300 i filippini che soggiornano temporaneamente in Croazia per motivi di lavoro o ricongiungimento famigliare. La gran parte di questi è impiegata nel settore turistico, settore che stando agli ultimi dati relativi al secondo trimestre ha raddoppiato gli incassi in confronto allo stesso periodo dell’anno scorso. 2 miliardi 686 milioni di euro contro il miliardo 469 milioni del 2021. 364 milioni di euro in più anche in relazione ai guadagni registrati nel 2019 che viene ancora sempre visto come l’anno turistico da record. E lo rimane per numero di presenze poiché nei primi 9 mesi del 2022 si è riusciti a realizzare il 91% degli arrivi e il 97% dei pernottamenti registrati nell’anno prepandemico. (lpa)
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