Il patrimonio industriale ottocentesco avrebbe dovuto essere uno dei fiori all'occhiello del capoluogo quarnerino, per presentarsi all'opinione pubblica continentale quale Capitale europea della Cultura 2020. Il condizionale è d'obbligo perché assistiamo a una serie di chiaroscuri che non fanno ben sperare nell'insieme. Certo nel Palazzo della Direzione dell'ex Zuccherificio i lavori dovrebbe concludersi in tempo utile per permettere all'edificio che ospiterà il Museo civico di rifulgere in tutto il suo splendore nel febbraio del 2020, quando ci sarà vi sarà il grande appuntamento con l'Europa. Ma Fiume, che vuole essere conosciuta nel mondo come la città che "ha dato i natali" al siluro, si attendeva ben altro. I fiumani avrebbero desiderato che l'ex Silurificio fosse l'asso nella manica della Capitale europea. Invece si sta assistendo sbigottiti alla devastazione della vecchia e gloriosa struttura. Le parti pericolanti della rampa di lancio del siluro, quelle in legno, sono in via smantellamento. Ma anche il resto della struttura, lasciato in balia dei marosi, in preda all'incuria da decenni e decenni, rischia di sgretolarsi se si continuerà a rimanere impassibili di fronte al degrado.
Se c'è un progetto, legato sempre all'appuntamento europeo, sul quale le autorità cittadine non intendono mollare, a prescindere dall'esborso richiesto, è quello relativo al restauro della nave scuola dell'ex Marina militare jugoslava, ovvero della Galeb, con la quale il Maresciallo Tito aveva compiuto le sue più note missioni politico-diplomatiche che avevano portato alla nascita del Movimento dei non allineati. Certo il rinnovo della nave, ormai ridotta per chi la guarda dall'esterno, a un ammasso di lamiere arrugginite, dovrebbe slittare parecchio, ma la municipalità non demorde, costi quel che costi. Nulla di strano, di mezzo, direbbero le malelingue, c'è lo zampino dell'ideologia. Anche se a dire il vero la nave di Tito dovrebbe diventare una sorta di Museo che ricordi tutti i totalitarismi, i cui venti sono spirati da queste parti. Un modo questo che permette di sdoganare un'iniziativa che altrimenti avrebbe avuto una coloritura troppo politica e di includerla nell'ambito di Fiume Capitale della Cultura. Anche se con gli inevitabili ritardi nell'opera di restauro, a questo punto è chiaro che la Galeb non potrà essere disponibile in tempo utile quale Museo galleggiante: semmai ci sarà il tempo per qualche visita fugace.
Tutti questi intoppi nell'insieme non dovrebbero intaccare la valenza
dell'appuntamento: in fin dei conti in quest'ambito il patrimonio conta – a parte la Galeb che storicamente con il capoluogo quarnerino ha ben poco a che vedere, se non in maniera assolutamente indiretta –, ma conta eccome che si metta nel dovuto risalto il retaggio multiculturale della Città di San Vito. Il silurificio, se messo a posto, gli darebbe quell'afflato internazionale aggiuntivo, sarebbe la ciliegina sulla torta. Chissà se ci sarà la volontà per fare un ulteriore sforzo.
Dario Saftich (La voce del popolo)