Ci vorrà tempo per far arrivare in Croazia i mezzi promessi dal Fondo di ripresa ma questo - in un clima preelettorale già incandescente- non frena lo scontro politico sul futuro impiego dei 10 miliardi di euro che come ha spiegato il premier Plenković, rappresentano all'incirca il 20 per cento del Prodotto interno lordo. "Tre quarti della cifra sono sovvenzioni e rientrano nei cosiddetti aiuti a fondo perduto, un terzo sarà garantito sotto forma di crediti agevolati" ha spiegato il primo ministro aggiungendo che altri 10 miliardi e forse più saranno garantiti dal Bilancio settennale dell'UE. "Complessivamente oltre 20 miliardi per uscire dalla crisi ed investire nello sviluppo sostenibile, nell'economia, in posti di lavoro, digitalizzazione e così via" ha affermato Plenković. Il suo ottimismo è stato però subito smorzato dagli analisti- secondo i quali il percorso burocratico per assicurarsi i fondi è arduo e difficoltoso- e ancora di più dagli oppositori politici. Per i socialdemocratici la ripartizione delle risorse non può essere gestita dall'accadizeta, partito - dicono- contrassegnato da numerosi casi di corruzione e che solo in quest'ultimo mandato ha allontanato dal governo ben 15 ministri disonesti. Accuse rimandate al mittente dal ministro per lo sviluppo regionale e i fondi europei, Marko Pavić che ha ricordato i miliardi di euro persi per incompetenza, dall'adesione croata all'UE nel 2013 al 2016 quando il paese era governato dai socialdemocratici.
(lpa)