Una mostra che non vuole dare giudizi, quella allestita all'archivio nazionale di Fiume, che raccoglie tutto il materiale presente nell'istituzione croata del periodo della reggenza italiana del Carnaro.
"In questa mostra", ci spiega uno dei curatori l'archivista Sandro Poropat, "abbiamo voluto presentare al pubblico gli avvenimenti che hanno preceduto l'ingresso di D'Annunzio a Fiume alla fine della Prima guerra mondiale, l'entrata di D'Annunzio in città e il suo governo, i simboli usati e la fine della sua dittatura con il Natale di sangue".
I visitatori di "Fiume 1919. Il fascismo prima del fascismo", possono, quindi, vedere una ventina di poster dell'epoca, ma anche documenti di vario tipo, che rappresentano l'unica testimonianza archivistica rimasta in loco visto che tutto il resto del materiale è stato portato in Italia ed è oggi custodito al Vittoriale. Si tratta della prima iniziativa in vista dei prossimi appuntamenti previsti il a settembre in occasione del centesimo anniversario della marcia di Ronchi, che sancì l'inizio per Fiume di questo controverso anno.
"D'Annunzio è sicuramente un personaggio controverso", ci ha detto il sindaco di Fiume Vojko Obersnel tra i promotori del centenario, "qualcuno lo glorifica, qualcuno lo considera solo come uno scrittore, altri guardano a lui come ad un politico; ma se parliamo di Fiume in questo caso bisogna considerare ciò che lui ha fatto in città e di come, forse senza rendersene conto, sia stato un precursore del fascismo. Da questo punto di vista bisogna rendersi conto che non si tratta quindi di un tema di interesse solo locale ma anche di politica internazionale".
Una storia che deve quindi essere recuperata, liberandola da interpretazioni di parte e con una visione transnazionale come si augura la slavista Natka Badurina: "Bisogna cominciare a parlare di questi avvenimenti e sfruttare questo centenario per instaurare un dialogo storiografico, che superi un'interpretazione nazionalista della storia. La cosa importante è che gli studiosi inizino ad imparare le lingue gli uni degli altri, in modo da potersi approcciare ai documenti di tutti per creare così un'immagine completa, scevra di idealizzazioni o forzature da una o dall'altra parte".
Costamagna