In politica è facile compiere scivoloni. Si sa che spesso la strada per all'inferno è lastricata dalle buone intenzioni. Non per niente politici sono soliti usare un linguaggio criptico, a volte astruso che anche dopo decenni nulla ha da invidiare alle convergenze parallele di buona
memoria. Per giunta in un'epoca come la nostra in cui impera il politicamente corretto chi si getta a capofitto nella vita pubblica è costretto a dosare le parole, a soppesarle con il bilancino del farmacista. Se si lascia andare alla fine ironia, ebbene dev'essere uno avvezzo a tutti i meandri della dialettica, per non incorrere in gravi infortuni. Probabilmente non sapremo mai se la consigliere dell'Accadizeta nel Consiglio municipale fiumano, Ivona Milinović, volesse sembrare davvero ironica quando si è lasciata sfuggire la frase che definire della discordia è dir poco. C'è un "detto" nella "regione" che recita: i serbi sui salici. Tradotto in italiano viene a mancare la rima, fatto sta che una parola è comunque sottintesa, "quell'impiccati" sui salici. Ivona Milinović ha pronunciato questo sintagma volendo di fatto condannare, nel corso di una trasmissione, il linguaggio macabro del tifo estremo spalatino della Torcida contro i fiumani. L'ha fatto però sostenendo che a Fiume i salici non servono perché i serbi sono soltanto il 6 per cento della popolazione. Magari, ha aggiunto, volendo forse fare del sarcasmo, in qualche villaggio dalmata dove i serbi sono il 30 o il 40 p.c. dei residenti, i salici verrebbero bene. Inutile dire che lo scandalo è scoppiato in un battibaleno. L'ha capito subito l'Accadizeta fiumana che si è distanziata dalla sua consigliera,
condannando senza mezzi termini le sue parole e annunciando provvedimenti disciplinari. Per il centrosinistra, per il sindaco Vojko Obersnel, l'"infortunio" capitato a Ivona Milinović è stato un invito a nozze. Obersnel ha definito la consigliera la "vergogna di Fiume"; il presidente del Consiglio municipale Andrej Poropat l'ha invitata a rassegnare le dimissioni. L'interessata, consapevole di aver fatta grossa, ha chiesto scusa per essersi espressa in modo erroneo,
sottolineando che il suo intento era proprio quello di condannare le divisioni su base etnica. Le sue scuse non sono bastate al premier Andrej Plenković che ha pure definito inaccettabili simili sparate. Le "esternazioni" della consigliera avrebbero potuto essere un'occasione
propizia per il leader della minoranza serba Milorad Pupovac per sparare a zero. Ma ha preferito trincerarsi dietro a un diplomatico no comment, non dimenticando però di ricordare che per aver parlato di casi del genere si è ritrovato spesso nei guai, ovvero si è cercato di metterlo a tecere. Sul suo capo in fin dei conti incombe ancora la spada di Damocle della Procura di Stato per i controversi paragoni tra la Croazia attuale e l'NDH fatto tempo addietro. A questo proposito Pupovac ha dichiarato di essere pronto ad accettare ogni decisione della Procura e anzi di rallegrarsi all'idea di un possibile processo. Chissà però che alla fine da tutte queste polemiche non nasca qualcosa di costruttivo. L'Associazione degli Invalidi di guerra, per bocca del presidente del suo Comitato generale, Josip Periša, avrebbe invitato
Pupovac al dialogo sui "temi di comune interesse". E l'interessato è apparso disponibile pur con le dovute cautele e ha definito benvenuto ogni invito a superare le incomprensioni. E già in politica si tira la corda, ma stando attenti a non spezzarla del tutto, per cui un moderato
ottimismo può essere di casa.
Dario Saftich(La Voce del Popolo)