Domani in Croazia è in programma la seconda tornata delle elezioni presidenziali, quella decisiva. Oggi è giornata di silenzio elettorale. La campagna elettorale si è conclusa ieri alla mezzanotte. I due candidati in lizza al ballottaggio, l'esponente del centrosinistra Zoran
Milanović e la presidente uscente Kolinda Grabar-Kitarović, appoggiata dal centrodestra, negli ultimi giorni ce l'hanno messa tutta per conquistare il cuore degli indecisi. Anche i rispettivi schieramenti hanno fatto quadrato, ben consapevoli che la posta in palio dall'ottica politica è altissima, a prescindere dalle scarse prerogative del Capo dello Stato. Tutto lascia ritenere che quella di domani sarà una corsa sul filo di lana e che il vincitore la spunterà per una manciata di voti. Conti alla mano, gli analisti sono convinti che per diventare Presidente della Repubblica sia necessario ottenere almeno un milione e 50mila voti, senza contare i suffragi della diaspora, ovvero dei cittadini croati residenti all'estero. Si calcola inoltre che domani potrebbe recarsi alle urne il 51 per cento dell'elettorato, come avvenuto già al primo turno delle Presidenziali. Ai fini del risultato finale un ruolo importanteo lo hanno svolto i faccia a faccia televisivi, seguiti da un numero enorme di telespettatori: entrambi i contendenti sono apparsi concentrati e hanno puntato in particolare a evitare passi falsi. Secondo gli analisti dai duelli televisivi non è uscito un vero vincitore. Zoran Milanović è apparso più determinato, Kolinda Grabar-Kitarović ha retto il confronto con scioltezza. Sul piano della politica estera il candidato del centrosinistra ha posto in primo piano i rapporti con l'Unione europea e in particolare con la Slovenia, mentre la presidente uscente ha fatto leva sull'allenza strategica con gli Stati Uniti.
(ds)