Oggi la Croazia si è fermata, difatti è giornata non lavorativa, per commemorare il martirio di Vukovar quando in data odierna del 1991 le forze paramilitari serbe e l'ex Armata popolare jugoslava rasero al suolo la città danubiana commettendo atroci crimini sulla popolazione stremata da 87 giorni di assedio e bombardamenti. Nella difesa di Vukovar persero la vita 2.717 soldati e civili e altre 7.000 persone vennero internate nei campi di concentramento serbi.
Negli anni scorsi nella marcia del ricordo attraverso le vie cittadine sfilavano sulle 60.000 persone provenienti da tutto il Paese. Quest'anno considerata la pandemia, il Comando nazionale della Protezione civile ha posto il limite di 500 partecipanti, suddivisi a gruppi onde evitare assembramenti. Però la stampa croata parla di circa 10.000 persone presenti, tante senza mascherina e con il distanziamento sociale solo parzialmente rispettato. Alla vigilia della commemorazione lo scienziato croato Ivan Đikić, membro della task force tedesca contro il Covid, aveva espresso seri timori per l'alto rischio di una manifestazione così affollata. Prima di aggregarsi alla marcia del ricordo partita dall'ospedale, il premier, Andrej Plenković, si è detto compiaciuto della presenza alla cerimonia di Veran Matić, emissario del presidente serbo, Aleksandar Vučić. E ha parlato di gesto di grande valore simbolico con il quale anche la Serbia vuole mandare un messaggio di pace. Nella delegazione governativa c'era anche il vicepremier di nazionalità serba, Boris Milošević, per cui si può dire che la commemorazione sia trascorsa all'insegna del desiderio di riconciliazione e pace. Alla commemorazione, conclusasi con la posa di corone di fiori sul monumento alle vittime del martirio, non c'era il capo dello Stato, Zoran Milanović, che invece ha reso omaggio alle vittime della fossa comune sull'Ovčara.
Valmer Cusma