Solidarietà con le donne della Bosnia-Erzegovina scese in piazza con la richiesta di maggior efficacia delle istituzioni nel contrastare la violenza e nell’assicurare maggiore tutela delle vittime. Un appello che segue ai fatti di Gradačac, dove nei giorni scorsi un uomo ha brutalmente massacrato e ucciso la compagna 38enne e altre due persone prima di togliersi la vita. “In Croazia, come in Bosnia, la violenza sulle donne non è solo un’emergenza, ma un problema sistemico e strutturale che occorre combattere su più fronti”, si è sentito dire nel corso delle manifestazioni organizzate in una ventina di cittadine croate. In alcune, come a Zagabria, la protesta si è tenuta in mattinata, nelle altre sit-in pomeridiani con invito a tutte le donne di interrompere alle ore 16 e per una quindicina di minuti ogni attività perché, è stato detto, “se si fermano le donne, si ferma il mondo”. Nell’occasione una quarantina di associazioni e organizzazioni che si occupano della problematica femminile hanno inoltrato ai competenti ministeri un documento che include una serie di richieste per la prevenzione di un fenomeno sociale sempre più preoccupante. “Servono normative adeguate che sanzionino la violenza di genere ed è necessario che il Codice penale introduca l’esatta definizione di femminicidio inteso come un omicidio in cui l’appartenenza al genere femminile della vittima è la causa primaria e movente dell’omicidio stesso”, sta scritto nella richiesta consegnata a Vedrana Šimunđža-Nikolić, segretaria di Stato al Ministero di Giustizia, e alla Pubblica amministrazione che nell’occasione ha ricordato che si sta lavorando in modo continuato per migliorare la legislazione in materia e che alcune modifiche della normativa penale saranno in dibattito pubblico tra qualche mese.
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