“In momenti sensibili e difficili come quello attuale il governo gode della mia comprensione e del mio appoggio” ha affermato il capo dello stato riferendosi alla difficile coabitazione con il premier Plenkovic e ha aggiunto “non ho analizzato troppo o seguito ogni singolo passo dell’esecutivo perché sarebbe ingiusto, ma -come noto- sono stato e continuo ad essere contrario a questa situazione di emergenza in vigore ormai da mesi”. Egli non ha avuto parole di riguardo nei confronti dell’Unità di crisi nazionale per la lotta alla pandemia definendola un “gruppo di ignoti e non eletti che ormai da un anno decidono formalmente degli elementari diritti e libertà dei cittadini”. L’intervento si è trasformato poi in un crescendo di critiche e addirittura parole offensive che -praticamente- non hanno risparmiato nessuno. Milanović se l’è presa con associazioni civili come il Gong, con enti e istituzioni che tutelano i diritti delle donne, con giornalisti e giornali, opinionisti politici, deputati e così via. “Quando sono stato votato gli elettori conoscevano le mie posizioni e il mio carattere” ha fatto capire il capo dello stato che è riuscito a mettere in difficoltà addirittura la stampa di centro-sinistra che lo sostiene, ma che oggi oltre al dissenso da lui dimostrato nei confronti della simbologia ustascia non è riuscita a trovare altri punti rilevanti a favore di Zoran Milanović dal 18 febbraio 2020, quinto presidente della Croazia.
(lpa)