Non si è fatta attendere la reazione del sindaco di Fiume, Vojko Obersnel, al commento del giornalista Moreno Vrancich de La Voce del Popolo, in cui ha esternato alcune riflessioni sul discorso dello stesso Obersnel fatto a Berlino, per i 30 anni della caduta del Muro, nel quale ha tracciato un parallelo con il muro di Fiume agli inizi del 20esimo secolo. “Entrambi i muri”, aveva detto Obersnel, “sono il risultato dei giochi politici delle grandi potenze, quello fiumano tra Fiume e Sušak fu la conseguenza di quelli del primo dopoguerra e il muro di Berlino di quelli del secondo. Entrambi i muri hanno diviso fisicamente un popolo”. Ebbene nel suo commento Moreno Vrancich ha scritto, tra l’altro, che il muro di Fiume non era una barriera fisica tra la gente, ma culturale tra i valori della multietnicità e pluriculturalità presenti a Fiume che a Sušak invece non c’erano. Obersnel ha inteso questa affermazione come offesa per gli abitanti di Sušak, parlando di tesi romantiche pericolose da parte di Moreno Vrancich. E tira in ballo il governo fascista sotto il quale la città fu tutt’altro che multietnica, plurilinguistica e pluriculturale. “I muri tra le persone non hanno mai portato del bene a nessuno e tutti, prima o poi, verranno abbattuti”, dice Obersnel, “eccetto, naturalmente, quelli che permangono nelle menti”.
Cosa dire in conclusione? Alla fin fine sono state espresse due valutazioni in parte contrapposte, tesi hanno originato altre tesi. È positivo comunque che chi ha in mano il potere segue e reagisce in maniera immediata a quanto riporta la stampa della Comunità nazionale italiana, senza dover scalare muri.
Valmer Cusma