La quota di 15 mila lavoratori stranieri nel turismo è superiore del doppio rispetto a quella approvata per l'anno che sta per finire. C'è forte necessità di cuochi, camerieri, addetti alla ricezione visto che gran parte di quelli istriani preferiscono cercare fortuna all'estero, soprattutto in Austria, poi Germania e Italia considerati gli stipendi decisamente bassi da queste parti. In Istria la paga di un cuoco si aggira tra 530 e 800 euro mentre in Austria è in media di 1.700 euro ai quali va aggiunta la 13.ma reale, che in Croazia rimane sempre a livelli pressochè simbolici o poco più. Tanti pizzaioli della penisola hanno trovato un impiego nel vicino Friuli Venezia Giulia, dove mettono in tasca sui 1.500 euro al mese. Ovviamente le aziende del comparto hanno salutato la decisione governativa in quanto finalmente otterranno, almeno lo sperano, la quadratura del cerchio in fatto di personale. E poi non devono cedere ai ricatti sindacali sull'aumento salariale visto che la paga croata è sicuramente superiore a quelle in Serbia, Montenegro, Macedonia, Bosnia ed Erzegovina da cui si attende l'arrivo della nuova manodopera. Come vedono i sindacati l'innalzamento delle quote dei permessi di lavoro d'importazione? Fino a qualche tempo fa erano decisamente contrari proprio causa il loro indebolimento contrattuale, mentre ora sono quasi indifferenti. ''Non siamo convinti che l'innalzamento delle quote sortirà l'effetto desiderato'' spiegano ''poichè i lavoratori esteri, una volta che decidono di andarsene da casa, scelgono altre destinazioni". Come ad esempio l'Austria che è alla ricerca di 30.000 maestranze nel turismo.
Valmer Cusma