Foto: Radio Capodistria
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I tesserati SDP con diritto di voto non sono riusciti dunque, in questa prima tornata, ad eleggere il successore di Peđa Grbin. Nessuno dei cinque candidati è riuscito infatti a raggiungere il 50 più uno delle preferenze. Siniša Hajdaš Dončić, che si è fermato al 49%, e Zoran Paunović al 21%, torneranno a confrontarsi sabato prossimo. Irrilevanti a questo punto i voti ottenuti da Sanja Major, Mladen Kešer e Mirando Mrsić anche se sarà interessante vedere a quale dei due favoriti i loro simpatizzanti convoglieranno i voti. Al di là dei confronti interni e degli esiti, risulta preoccupante la bassa affluenza alle urne che ha caratterizzato la consultazione: nei 267 seggi allestiti nelle sedi partitiche dislocate su tutto il territorio ha votato soltanto il 40% degli affiliati: 8.500 su all’incirca 22.000 iscritti negli elenchi. Secondo gli esperti, questo denota la mancanza o perdita di fiducia da parte degli associati, situazione che rispecchia scetticismo e perplessità presente in quella parte di popolazione tradizionalmente orientata verso i valori che un partito di sinistra dovrebbe avere. “Un partito che si occupa più di sé stesso che dei temi sociali che interessano il Paese e che da parecchio tempo non riesce ad imporre argomenti e soluzioni, essere produttivo ed avere una visione unitaria”, il commento generale. Constatazioni che assegnano un ruolo importante al futuro leader che, per uscire dalla spirale negativa, dovrà avere il coraggio di aprire una nuova pagina e avviare importanti cambiamenti e riforme ma anche far dialogare ed unire le correnti e fazioni interne. Si dice che la forza del poco noto Zoran Paunović, sta “nel pragmatismo, nella concretezza e nel suo orientamento locale” mentre quella di Siniša Hajdaš Dončić nel lungo percorso, nella conoscenza della struttura interna ed esterna al partito. La parola finale, sabato prossimo, ai tesserati SDP.