Foto: MMC RTV SLO
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La Croazia risponderà in tempo utile all'invito rivoltole dalla Commissione Europea, in merito alla denuncia inoltrata dalla Slovenia per la mancata implementazione della sentenza della Corte di arbitrato sulla vertenza confinaria. Lo ha confermato il ministero degli esteri a Zagabria. Si intende ribadire la posizione ormai nota; respingendo il verdetto dei giudici internazionali non sono state violate le norme del sistema giuridico dell'Unione europea. La sentenza è il risultato, cosi ancora il ministero, di un processo compromesso dalla Slovenia con conseguente perdita di credibilità. Il riferimento è alla vicenda delle intercettazioni telefoniche che, nel 2015, avevano chiamato in causa il giudice sloveno Jernej Sekolec e la funzionaria del ministero degli esteri Simona Drenik, poi entrambi dimessisi.
La scorsa settimana l'esecutivo comunitario aveva invitato la Croazia a rispondere entro il 17 aprile alla denuncia inoltrata dalla Slovenia. Bruxelles ha dato inoltre alle parti la possibilità di illustrare le rispettive posizioni, fissando come data il 2 maggio. I contenuti della denuncia slovena rimangono per il momento di natura riservata. Dalle scarne informazioni filtrate riguarderebbero violazioni concrete del diritto comunitario, dello stato di diritto, nonchè delle disposizioni di Schengen e dei regolamenti europei in materia di pesca. La commissione ha tre mesi di tempo, dopo aver ricevuto la denuncia slovena, per esprimere un parere, il che vuol dire che quella del 2 maggio potrebbe non essere l'unica udienza. È però anche possibile che l'esecutivo Juncker non si esprima. Allo scadere dei tre mesi, Lubiana intende comunque, a prescindere dalla decisione di Bruxelles, trasmettere l'intero fascicolo alla Corte di Giustizia dell'Unione Europea.