La caduta del drone militare proveniente dalle zone di guerra ucraine e caduto sulla capitale croata sta aprendo tutta una serie d'interrogativi che interessano il Paese, ma che riguardano pure la NATO e la sicurezza dello spazio aereo nei paesi che vi fanno parte. L'aeromobile prima di precipitare nel quartiere di Jarun, fortunatamente senza causare gravi danni e vittime, avrebbe sorvolato Romania e Ungheria senza destare sospetti ed essere intercettato. Sarebbe apparso sui radar della contraerea croata che non avrebbe reagito visto i pochi minuti - solo sette - di permanenza nel cielo croato. "Il problema non è solo nazionale bensì è un problema di sicurezza globale" ha affermato il presidente del Comitato parlamentare per la difesa Franko Vidović ed ha aggiunto: "Se un oggetto non identificato sorvola per un ora la Romania e quindi l'Ungheria allora possiamo dire con certezza che lo scudo protettivo dell'Alleanza Atlantica presenta serie lacune".
Intanto la polizia croata, coadiuvata dalle forze speciali dell'esercito, continua le indagini perchè, come hanno affermato il premier Plenković ed il capo dello stato Milanović, è urgente capire se il drone - 14 metri di lunghezza e 6 tonnellate di peso - sia stato lanciato dalle unità ucraine o da quelle dell'esercito russo. Intanto l'agenzia di stampa Tass ha smentito qualsiasi collegamento con Mosca affermando che le forze russe non usano più questo tipo di aeromobile obsoleto. "Alcuni esemplari sarebbero in mano agli ucraini e due di essi sono stati lanciati ieri per dei voli di prova" riporta la Tass concludendo che uno è stato abbattuto dai russi, l'altro e finito a Zagabria.
Lionella Pausin Acquavita
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