Sempre più persone in fuga da guerre e fame sceglie la rotta balcanica per raggiungere l'Europa ovvero l'area Schengen, dove la libera circolazione delle persone renderebbe il loro tragitto più semplice. La strada che porta ad una vita migliore comprende il viaggio attraverso i territori della Bosnia ed Erzegovina e la Croazia. E proprio il territorio croato riserva loro immani sofferenze. Lo rileva un rapporto di Amnesty International, con le testimonianze di centinaia di migranti che sono stati sottoposti a indicibili violenze prima di esser respinti in Bosnia Erzegovina. Tra i maltrattamenti più comuni l'ONG denuncia violenze fisiche e la confisca dei beni, il tutto con lo scopo da parte delle autorità croate di dissuadere i migranti dal compiere ulteriori tentativi di entrare nel Paese.
Finora il Ministero degli Interni croato ha respinto le accuse, rifiutando di svolgere indagini indipendenti e ritenendo i suoi ufficiali non responsabili. In un clima di pervasiva impunità, i respingimenti illegali e la violenza alla frontiera sono solo aumentati. Il mancato rispetto dei diritti civili da parte della Croazia membro dell'Ue, nonché il mancato intervento della Commissione europea, rimasta in silenzio di fronte alle segnalazioni di gravi violazioni da parte delle preposte autorità croate, secondo Amnesty International sono molto gravi. La Croazia beneficia di quasi 7 milioni di euro di assistenza dall'UE per la sicurezza delle frontiere, la maggior parte delle quali è spesa in infrastrutture, equipaggiamento della polizia e persino per i salari degli agenti. Inoltre, la Commissione Ue stanzia circa 300.000 euro per il monitoraggio legale, ossia perché vengano rispettate tutte le norme riguardanti i diritti civili delle persone che varcano il confine e/o chiedono asilo. L'anno scorso, la Commissione Ue ha raccomandato la piena adesione della Croazia allo spazio Schengen, nonostante le violazioni dei diritti umani siano all'ordine del giorno. Secondo Amnesty International la Commissione Ue non può sottacere simili violazioni e inenarrabili brutalità. Pertanto, confida che la Commissione condanni questi atti, intraprenda un'indagine indipendente per appurare i fatti e prenda dei provvedimenti. Nel corso del 2019 la Croazia ha letteralmente deportato in Bosnia Erzegovina oltre 7000 persone. Nei primi mesi del 2020 dopo una tregua dovuta alla crisi epidemiologica, ad aprile, sono stati segnalati 1600 respingimenti forzati.
Corrado Cimador