Uno spazio in cui raccontare il nostro italiano, la sua vicenda plurisecolare, che si intreccia con la storia e la cultura del Paese, anche quando l'Italia non era ancora una nazione.
Se ne parlava da tempo, e ora il progetto finalmente si concretizza: mercoledì 6 luglio a Firenze apre al pubblico, con le prime due sale, la mostra introduttiva al Mundi, ovvero il Museo nazionale dell'italiano, che ha trovato casa in una parte del grande complesso conventuale di Santa Maria Novella, di fronte alla Stazione. Duemila metri quadri nella capitale del nostro idioma, il cui allestimento sarà completato entro il 2023. Un'iniziativa, interamente finanziata dallo Stato per 4 milioni e mezzo di euro, che ha preso corpo in occasione delle celebrazioni del settimo centenario della morte di Dante, con il sostegno di diverse istituzioni e il coinvolgimento di un comitato scientifico coordinato dal linguista Luca Serianni.
Pezzi storici e nuove tecnologie per un luogo, ha detto il ministro della cultura Dario Franceschini, "che non solo conservi la memoria ma sia accessibile ai ragazzi e utile agli studiosi".
Nelle sale che saranno inaugurate dopodomani verranno esposti documenti di straordinaria importanza come il Placito di Capua dell'anno 960, considerato l'atto di nascita dell'italiano, un codice trecentesco con la Divina Commedia copiata da Boccaccio, il manoscritto della prima edizione del celebre Vocabolario degli Accademici della Crusca del 1612, e tanti altri, fino all'oggi, come un autografo pasoliniano, con la sceneggiatura del film Mamma Roma. Poi, il contributo multimediale, tra video e postazioni narranti, sull'evoluzione della lingua, l'italiano scritto e parlato, il rapporto con i dialetti, la diffusione degli italianismi nel mondo ma anche l'influenza di altre lingue sulla nostra.
Nella prima sala i visitatori verranno accolti da un fregio con il "sì", in italiano e in tante altre lingue, omaggio a Dante e al famoso verso del poema «Le genti del bel paese là dove 'l sì suona», con il quale il poeta fiorentino si riferisce agli italiani. Nella seconda, da frasi sull'italiano di grandi autori, come questa di Italo Calvino: "Tutto può cambiare, ma non la lingua che ci portiamo dentro, anzi che ci contiene dentro".