È a Ravenna, dove Dante riposa venerato da quasi sette secoli, che si torna a discutere del Dantedì, una data annuale in onore del padre della nostra lingua. L'idea lanciata di recente dal Corriere della Sera ha suscitato immediato entusiamo, raccogliendo l'approvazione delle istituzioni e delle accademie più importanti, compreso il Comitato nazionale per le celebrazioni del settimo centenario della morte del poeta presieduto da Carlo Ossola. Ora il festival Dante 2021, che apre domani e andrà avanti fino a domenica, sarà l'occasione per parlarne (anche) in compagnia di studiosi e traduttori stranieri, invitati a portare la loro testimonianza sulla grande fama di cui gode nel mondo l'autore della Divina Commedia. Ovunque studi e traduzioni, ma la popolarità di Dante non è soltanto un fenomeno di élite, limitato alle persone colte, a pochi appassionati: basti pensare al bestseller che sulla sua figura ha costruito Dan Brown.
Da nove anni il festival Dante 2021 rivolge lo sguardo alla ricorrenza settecentenaria con una proposta che coniuga momenti di spettacolo e alta divulgazione. Continuando "ad additare quanto futuro si annida nelle parole antiche di un poeta di sette secoli fa", come dice il direttore artistico (e docente all'Università di Udine) Domenico De Martino. Un poeta sempre 'miracolosamente' contemporaneo ai suoi lettori posteri.
Tra gli appuntamenti di questa nuova edizione anche un Dante arruolato nella Grande guerra con la riscrittura di alcuni canti del poema ad opera di soldati 'irredenti', italiani in divisa austriaca durante la prigionia in Russia: tra loro anche un giovane insegnante di francese dell'Istria.
Ornella Rossetto