Ascoltatori e lettori conoscono Aljoša Curavić, per l'attività giornalistica (è caporedattore a Radio Capodistria) e per l'opera narrativa, ormai cospicua, che ne ha fatto uno degli autori più apprezzati del panorama istriano. Adesso una raccolta di versi, pubblicata con la ligure Oltre Edizioni, ne rivela anche l'amore profondo per la poesia, che lo accompagna fin dagli anni giovanili. "Scadenziario minimo" riunisce testi composti dal 1980 ad oggi, con una stazione importante a metà percorso, la serie di poesie di "Silenziario", premiate a Istria Nobilissima nel 2003.
Da dove nasce la tua inclinazione per la scrittura in versi?
"Intanto da sempre mi piace leggere i poeti. Mi piace leggerli ad alta voce e laddove possibile in lingua originale. Da questo punto di vista mi reputo un privilegiato, potendo leggere i grandi poeti italiani nella mia lingua madre. Quindi la mia necessità di scrivere anche poesia nasce, penso, anche dall'amore che ho sempre nutrito nei confronti dei grandi poeti, che sicuramente hanno avuto qualcosa da dirmi. La poesia è uno dei tanti - o dei pochi - strumenti di cui disponiamo per realazionarci con la realtà, per capire i meccanismi profondi dell'essere umano, il nostro essere qui e il nostro muoverci nel mondo".
Questa raccolta si può leggere come un diario, lungo un percorso di vita di quarant'anni, e non a caso il sottotitolo è "un viaggio senza fine": percezioni, sentimenti, emozioni, ma anche intelligenza, pensiero ...
"Sì, certo. Devo dire che non ho scritto tante poesie, ma quelle che ho scritto sicuramente hanno lasciato in me una traccia. È stato il mio modo di relazionarmi con i momenti che stavo vivendo, dai lontanissimi anni Ottanta - quelli dei miei studi universitari fiorentini - fino a questo terribile 2020 che ci sta mettendo di fronte a delle grandi difficoltà".
A proposito, la poesia può essere un balsamo in momenti difficili come quelli che stiamo attraversando?
"Più che un balsamo direi che la poesia ci permette di andare a fondo nelle cose, ci pone di fronte agli eterni quesiti della vita, della morte, del dolore, del trascendente. Forse per questo la poesia 'va di moda' in tempi di crisi".
(ornella rossetto)
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