"Fare cinema è passione, altrimenti lavorerei", dice Liliana Cavani, regista dalla visione unica e mai convenzionale, a novant'anni ancora sul set. "Mi sono sempre sentita fortunata a fare quello che volevo e questo è stato il regalo bellissimo che mi ha fatto la vita". Cineasta affermata in Italia e nel mondo, la regista emiliana sta terminando il suo quindicesimo film, 'L'ordine del tempo', tratto dal bestseller del fisico-scrittore Carlo Rovelli, con Alessandro Gassmann, Claudia Gerini, Edoardo Leo nel cast. È la storia un gruppo di vecchi amici che si ritrova in una villa sul mare per festeggiare un compleanno: in una notte d'estate scopriranno che il mondo potrebbe finire nel giro di poche ore.
Autrice di titoli che ne hanno già consegnato l'opera alla storia del cinema, dal film-scandalo 'Il portiere di notte' a 'Francesco', sul santo di Assisi, a 'La pelle' e "Al di là del bene e del male', Liliana Cavani, che è anche documentarista e regista di teatro e opere liriche, è stata una delle rare registe donne in Italia, in un mondo dominato dagli uomini. "Non è stato facile, ho avuto sempre difficoltà a trovare finanziamenti", ha raccontato in un'intervista all'Ansa. "Però - ha aggiunto - le donne sono poco furbe", vogliono essere sempre le prime della classe, e così si complicano la vita.
Nei giorni scorsi per lei, una "ragazza di 90 anni", come l'ha definita Pupi Avati, c'è stata una grande festa al ministero della Cultura, a Roma, con il ministro Gennaro Sangiuliano, il sottosegretario Vittorio Sgarbi, e tanta gente di cinema, soprattutto i grandi registi quasi altrettanto longevi, da Avati a Marco Bellocchio. Torta bianca e rose rosse in decorazione.