"Non è un concorso di bellezza, viene premiata la città che riesce a sviluppare il progetto culturale più coinvolgente, più aperto, innovativo e trasversale". Sono questi, nelle parole dello stesso ministro dei Beni culturali Dario Franceschini, i criteri che portano alla scelta della Capitale italiana della cultura, titolo che per il 2021 causa pandemia resta ancora in mano a Parma. In gara per raccoglierne il testimone il prossimo anno sono rimaste in dieci: Ancona, Bari, Cerveteri, L'Aquila, Pieve di Soligo, Procida, Taranto, Trapani, Verbania e Volterra, che fra ieri e giovedi' hanno illustrato i loro dossier di fronte alla commissione giudicante. Le sfidanti hanno caratteristiche molto diverse, cinque sono città di mare, Cerveteri e Volterra condividono le origini etrusche, L'Aquila (già designata a Città europea dello sport 2022) è simbolo di rinascita contro le calamità naturali, Taranto di una travagliata riconversione post-industriale. Eppure nelle proposte di candidatura ci sono temi ricorrenti, la storia, la natura e il paesaggio, lo sviluppo del territorio, guardando al futuro. Restituire il paesaggio, abbattendo i capannoni, è l'idea della piccola Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, terra delle colline del Prosecco diventate patrimonio Unesco, che si richiama al poeta Andrea Zanzotto, uno che per quei luoghi ha scritto parole d'amore e di dolore. "Bisogna capire - diceva Zanzotto - che salvare il paesaggio della propria terra è salvarne l'anima e quella di chi l'abita". Dalla rigenerazione ambientale a quella umana, di cui parla il progetto di Volterra: un tema che in tempo di Covid appare di stringente attualità.
Il premio, per la città vincitrice, è un milione di euro per realizzare il programma e un titolo che dà prestigio e visibilità. La decisione finale dovrebbe arrivare lunedì.
Ornella Rossetto