Un viaggio a ritroso nella storia della città, cinque tappe dall'età contemporanea a quella austriaca al lungo periodo veneziano e giù giù fino all'età bizantina, a quell'anno 524 in cui, secondo la tradizione, Capodistria ebbe il suo primo vescovo, San Nazario (nato, si dice, a Boste, nel territorio capodistriano). È il progetto Koper - Capodistria 1500, promosso dal Comune e realizzato dal Museo regionale in sinergia con le principali istituzioni culturali (e non solo) cittadine, compreso il Centro italiano Carlo Combi e naturalmente la Diocesi. Mostre, concerti e altri eventi scandiranno l'avvicinamento all'anniversario del 2024. "L'istituzione della diocesi ha un'importanza che trascende il significato religioso", dice il direttore del Museo, Luka Juri. Che spiega: "Sono 1500 anni di una Capodistria medievale, la città come la conosciamo oggi nasce e comincia a svilupparsi in quel periodo, benché già nel 79 d.c. lo storico romano Plinio il Vecchio avesse ricordato l'antica Egida".
Il via è pressoché immediato, con l'inaugurazione, in occasione del 3 dicembre, Festa della cultura in Slovenia, di una mostra sulle personalità illustri che hanno segnato la storia recente di Capodistria, dal dopoguerra ai nostri giorni, allestita nella galleria del Museo regionale. L'apertura nella giornata di domani. Per valorizzare il ricco patrimonio storico-culturale cittadino il programma quinquennale di attività comprenderà inoltre alcuni interventi di restauro e la realizzazione di una copia del Leone di San Marco già sulla facciata del palazzo dell'Armeria e attualmente a Tersatto, vicino a Fiume. Infine a rendere più accattivante il progetto (cui non a caso aderisce la Camera di commercio) anche sotto l'aspetto turistico, sono previste rievocazioni in costume.
Entusiasta dell'iniziativa, che si pone in continuità con il precedente progetto Carpaccio 500, si dice il parroco, don Primož Krečič. "In questo progetto c'è tutta la storia della nostra parrocchia, della diocesi, ci sono le nostre radici. Abbiamo un passato bellissimo".
Ornella Rossetto