Angelo Calafati, prefetto napoleonico del Dipartimento dell'Istria; il conte Francesco Grisoni, un filantropo che ha legato il suo nome a molte opere assistenziali; Antonio Madonizza, deputato al Consiglio dell'Impero di Vienna; Carlo Combi, storico e patriota; Francesco Majer, a cui si deve il riordino della biblioteca civica e dell'archivio comunale; Nazario Sauro, simbolo dell'irredentismo; Pier Antonio Quarantotti Gambini, una voci più belle della letteratura italiana del secondo Novecento; Elvira Vatovec, staffetta partigiana, torturata e fucilata dai fascisti. Sono solo alcune delle figure di capodistriani illustri le cui biografie vengono presentate nell'allestimento online della nuova mostra realizzata dal Museo regionale nell'ambito del progetto dedicato ai 1500 anni dalla consacrazione del protovescovo San Nazario, tappa che copre un lungo arco temporale, dalla caduta della Repubblica di Venezia alla fine della seconda guerra mondiale. "Koper - Capodistria 1500 - spiega Il direttore del Museo, Luka Juri - è un percorso che continuerà nei prossimi quattro anni con il preciso obiettivo di riproporre e rivalutare eventi e personaggi che nei 1500 anni trascorsi da quando Capodistria è diventata un centro urbano medievale si sono posti sulla scena non solo della città ma in molti casi addirittura sulla scena mondiale".
C'è una cosa che balza agli occhi. Diversamente dall'esposizione che l'ha preceduta, relativa al periodo dal secondo dopoguerra ad oggi, il racconto della Capodistria napoleonica, austriaca e austro-ungarica, decaduta a sonnolenta cittadina di provincia infine unita al regno d'Italia 'parla' quasi esclusivamente italiano. "Certo. Per Capodistria - commenta il direttore - il momento dell'immediato dopoguerra è stato uno shock come pochi nella sua storia, in quanto è cambiata fortemente la composizione demografica".
La mostra "Capodistria 1797 -1945", curata da Ivan Simčič, vede la collaborazione del Museo regionale con il Centro italiano di Capodistria Carlo Combi. Il cui contributo, particolarmente a questo secondo appuntamento del progetto, è stato, spiega Juri, importantissimo. "Speriamo che si continui così anche per le fasi successive. Senza il loro contributo i contenuti sarebbero stati molto più poveri".
Ornella Rossetto