Chi era Cesare Mori, anzi Cesare Primo Mori, nato a Pavia nel 1871 e scomparso a Udine nel 1942? Lo storico Arrigo Petacco, che per lui coniò l'appellativo di 'prefetto di ferro' in una biografia degli scorsi anni Settanta diventata anche un film con Giuliano Gemma e Claudia Cardinale, ne ha posto in evidenza soprattutto la stagione dei successi riportati in Sicilia nella campagna repressiva contro la mafia voluta da Mussolini. Grandi retate, processi, inchieste in cui Mori - già superprefetto a Bologna nel cosiddetto 'Biennio Rosso' - mise ancora una volta in campo le sue straordinarie doti di uomo d'azione dedito all'interesse dello Stato e della collettività.
L'esperienza che Stefano Felcher e Paolo Strazzolini hanno scelto di raccontare nel loro documentatissimo libro "Cesare Primo Mori. Lo Stato nello Stato" è invece quella, meno conosciuta e lontana dai clamori delle imprese siciliane, del senatore Mori ai confini orientali d'Italia, dove venne destinato a dirigere dal 1929 i grandi lavori di bonifica nella Bassa Friulana, e di lì a poco anche i consorzi fondiari presenti in Istria. Sono gli anni che, accanto al recupero di territori malsani e paludosi, vedranno la realizzazione dell'Acquedotto istriano, un'opera che avrebbe posto fine alla secolare penuria idrica della penisola e traghettato la regione verso la modernità. Il primo tratto fu inaugurato nel 1933.
Più che un prefetto antimafia, 'un bonificatore in Friuli e in terra d'Istria' Cesare Mori, nella definizione che ce ne dà il professor Paolo Strazzolini, docente di Chimica organica all'Università di Udine e ricercatore storico. "L'Istria venne acquisita nei compiti di Mori perché lui dimostrò una tale perizia nel compiere l'operazione che gli era stata demandata, che essendo l'Istria a sua volta un terreno complicato e molto difficile dove le bonifiche languivano, Mussolini pensò bene di estenderne le competenze per sistemare le cose anche in Istria. Penso che anche qui i risultati siano stati molto buoni".
Ornella Rossetto