Alla scoperta di un altro Dante, un Dante alla maniera antiaccademica del sito di divulgazione linguistica Una parola al giorno. "Dante libera tutti", libro scritto dal cofondatore del sito, il linguista fiorentino Giorgio Moretti, insieme a Lucia Masetti e Salvatore Congiu e pubblicato in occasione dell'anno dantesco 2021, è un'esplorazione delle libertà linguistiche, ma soprattutto intellettuali che animarono il poeta della Divina Commedia, opera fondante della lingua italiana.
"C'è sempre un po' di imbarazzo a scrivere un nuovo libro su Dante - spiega Moretti - contando che ne sono stati scritti decine di migliaia, però parlando delle sue parole come c'era capitato di fare negli anni, avevamo notato questo suo tratto di libertà. Ora, Dante ha ha grandissima libertà linguistica nel comporre la Divina Commedia, si sente veramente libero e questa è una liberà potentissima. Però la sua libertà linguistica è al servizio della libertà intellettuali".
Ciò che colpisce è la suprema libertà con cui Dante usa la lingua secondo le situazioni, i personaggi, gli stati d'animo, trascorrendo dal linguaggio più crudo e realistico dell'Inferno ai toni eterei del Paradiso. C'è veramente un'ascesa anche sul piano della lingua.
"Non gli è stato perdonato per lunghissimo tempo. Pietro Bembo nello stilare il canone della lingua italiana nel Cinquecento, rimprovera severamente Dante per questa oscillazione fra la lingua dell'Inferno e quella del Paradiso. Se non avesse usato quei modi di dire osceni allora forse sarebbe potuto salire nell'empireo della lingua anche lui assieme a Petrarca e Boccaccio. Purtroppo non l'ha fatto, però sono molte di più oggi le persone che sanno chi è Dante di quelle che sanno chi è Bembo".