Uno dei primi Stati al mondo a prevedere delle misure di prevenzione per fronteggiare il dilagare delle epidemie è stata la Repubblica di Venezia, che dalla fine del Trecento diffuse l'usanza della quarantena delle navi sospette di essere infette dalla peste, destinando a lazzaretti due isole della laguna. Disposizioni sanitarie molto rigorose furono introdotte anche nella provincia dell'Istria, vero e proprio ponte verso lo 'Stato da Mar', spiega lo storico Rino Cigui, studioso che lavora al Centro di ricerche storiche di Rovigno e si è spesso occupato dell'argomento. "Messo di fronte alla minaccia epidemica il governo veneto reagì energicamente mobilitando la popolazione nella vigilanza del territorio e soprattutto affidando a uno specifico responsabile, il Provveditore alla sanità in Istria, il compito di organizzare la difesa della provincia dalla peste e dalle malattie infettive in generale. A lui spettava l'organizzazione del pattugliamento costiero con barche armate per impedire sbarchi clandestini, il controllo dei navigli sospetti, il blocco delle vie di comunicazione interne e dei passi mediante la costruzione dei 'restelli di sanità', ossia delle barriere protettive formate da steccati, transenne o muretti a secco - ovviamente custoditi da armati - malgrado ciò rappresentasse un ostacolo per i commerci".
C'era poi un'altra misura, anche più drastica e complessa, a cui si ricorreva nei casi di contagio, si formava un 'cordone sanitario' . "In altre parole l'innalzamento di 'caselli di sanità' lungo la linea confinaria veneto-austriaca che da Muggia arrivava ad Albona, e poi lungo la fascia costiera. In genere questi caselli erano edificati nei punti di maggior transito, cioè quelli ritenuti più esposti a un'irruzione epidemica, e perciò venivano custoditi giorno e notte da milizie armate." In sintesi, afferma ancora il professor Cigui, "la posizione geografica di frontiera della penisola istriana significò per Venezia una vigilanza costante delle vie di comunicazione e delle frontiere con gli stati contermini, e il suo tempestivo intervento scongiurò in più di una occasione il propagarsi dei contagi". Soprattutto nel corso del Settecento, inoltre, misure non diverse e altrettanto severe furono intraprese dalle istituzioni veneziane per arginare le epidemie che colpivano il bestiame.
Ornella Rossetto