Qual è il segno che Dante ha lasciato in Istria, identificata nei celebri versi del IX canto dell'Inferno come il limite orientale d'Italia?
Ai relatori della tavola rotonda, preceduti da un intervento del presidente della Comunità degli italiani Santorio Santorio di Capodistria Mario Steffè, il merito di aver messo in luce alcuni aspetti della fortuna e della percezione della figura del sommo poeta nelle nostre terre di confine . Di un culto di Dante molto antico ci parlano i due codici della Divina Commedia esemplati a Isola sul finire del Trecento, ma anche tradizioni locali più o meno documentate sulla presenza dell'esule Dante a Pola, Parenzo, e nella stessa Isola. Più tardi, in un clima di patriottismo e di risorgimento nazionale, l'Istria partecipa con grande coinvolgimento alle celebrazioni del 1865, sesto centenario della nascita di Dante, evento che nei territori ancora soggetti all'Austria fu l'occasione per uno spiegamento di tutte le forze irredentiste, sia pure sotto l'occhio vigile della censura ausburgica. Il ritratto di Dante opera del pittore Bartolomeo Gianelli oggi a Palazzo Gravisi-Buttorai, sede della Santorio Santorio, ma in origine nella sala del Consiglio comunale, fu realizzato proprio allora, grazie alla sottoscrizione avviata da un gruppo di donne della città. Una delle tante storie poco conosciute al vasto pubblico emerse dall'interessante conversazione a più voci - moderata da Martina Vocci - cui hanno portato il loro contributo, tra gli altri, il direttore del Centro Carlo Combi Kristjan Knez e la filologa dantesca Valentina Petaros Jeromela, presidente del Comitato di Capodistria della Società Dante Alighieri. Ancora, in collegamento da Ravenna, il racconto dei pellegrinaggi sulla tomba di Dante, eletto a simbolo assoluto di italianità, compiuti nel 1908 e nel 1921 da centinaia di giuliani, fiumani e dalmati, su cui si è soffermato Benedetto Gugliotta della Biblioteca Classense.
Ma lo sguardo non è stato rivolto solo al passato. Così Tilen Glavina, del Centro di ricerche scientifiche di Capodistria, ha parlato dell'edizione anastatica dei due preziosi codici isolani realizzata nel 2014 su impulso della CAN e del compianto Silvano Sau, mentre da Roma Donatella Schürzel ha riferito del progetto Dante Adriaticus voluto dall'Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia per ricordare, attraverso una serie di convegni che si sono svolti a Roma, Verona e Pola, che l'italianità autoctona dell'Adriatico orientale è da salvaguardare e ricostruire nella sua secolare presenza in loco.
L'inaugurazione virtuale, da parte del critico Enzo Santese, di una mostra dell'artista triestina Adriana Rigonat su tema dantesco ("Anìmule") allestita a Palazzo Gravisi-Buttorai fino al 20 dicembre, ha concluso l'incontro, trasmesso in diretta streaming sulla pagina Facebook del Centro Combi.