Far entrare i libri di Boris Pahor tra le letture obbligate nell’ultimo anno delle scuole superiori slovene. Questa la proposta del professore triestino Primož Sturman, che insieme a due colleghi David Bandelj e Nejc Rožman Ivančič, ha promosso una petizione on line. Per i promotori non basta festeggiare il compleanno di uno scrittore celebrato in Patria ed all’estero e non bastano le riverenze che le autorità gli riservano, ma bisogna anche dargli il posto che si merita nella letteratura slovena.
“E’ una iniziativa– precisa Primož Sturman - che è nata a fine agosto, subito dopo il compleanno di Pahor. Con altri due amici, David Bandelj e Nejc Rožman Ivančič, ci siamo accorti che lo scrittore viene venerato dalla politica e non solo. Si parla tanto di lui a fine estate, ma poi non lo troviamo nei libri di scuola. C’è una discrepanza di fondo tra questi due fatti e noi abbiamo voluto porre la questione all’attenzione dell’opinione pubblica”.
“Io sono nato e cresciuto a Trieste, ho frequentato le scuole della minoranza slovena e per me Pahor è stato un assioma letterario. Ci sono innumerevoli traduzioni dei suoi libri, è stato celebrato all’estero e questo è sicuramente una garanzia della sua qualità letteraria. Non pochi oggi sono scettici sulla qualità delle sue opere, ma a nostro avviso ed anche secondo tutti quelli che hanno firmato la petizione non è così”.
Questo significherebbe portare Trieste, la Trieste slovena, anche al centro del dibattito letterario in Slovenia.
“Abbiamo voluto insistere sulla figura di Boris Pahor perché riteniamo che lui sia assolutamente il più importante. Altri autori come Alojz Rebula o Marko Kravos o Miroslav Košuta sono già inseriti nel programma delle superiori e ci sembra quindi urgente fare altrettanto con lui”.
Ci sono altri autori triestini messi un po’ nel dimenticatoio sia nella loro città sia in Slovenia. Uno su tutti Vladimir Bartol, modernissimo per la sua riflessione sull'integralismo islamico.
“Su Bartol ha puntato e scritto molto Miran Košuta. Lui è comunque già presente nelle antologie. Io, anche da insegnate, negli ultimi anni lo leggo non tanto più come un autore che scrive di integralismo islamico. Il suo più celebre romanzo Alamut è si ambientato nell’islam del XI secolo, ma Bartol è uno che parla, anche se in modo velato, di totalitarismo. Non dobbiamo dimenticare che il suo romanzo è stato scritto alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Credo però che Pahor non è che abbia da dire molto di più di Bartol, ma è più attuale, visto che le sue opere sono frutto della sua esperienza personale. Bartol aveva previsto quello che sarebbe successo, Pahor invece è testimone di quanto accaduto: dei campi di concentramento nazisti ed anche del fascismo e di tutti i regimi totalitari che hanno insanguinato e stretto in una morsa l’Europa del ventesimo secolo".
Stefano Lusa