È il primo vero biopic dedicato all'Alighieri, perché film ispirati alla Divina Commedia ce ne sono stati, mai però uno sul poeta. Ecco "Dante" di Pupi Avati, in sala da giovedì. Racconta il viaggio di Giovanni Boccaccio da Firenze a Ravenna, dove il poeta riposa, per incontrare Antonia, la figlia di Dante, divenuta nel frattempo monaca con il nome di suor Beatrice. Deve consegnarle il risarcimento, fatto a nome della città di Firenze, per il trattamento inflitto al padre. Sono anche, dal Casentino alla Romagna, alcune tappe della peregrinazione di Dante. Boccaccio oltre alla figlia incontrerà chi, negli ultimi anni dell'esilio ravennate, diede riparo e offrì accoglienza e chi, al contrario, respinse e mise in fuga l'esule. In questo modo ricostruisce la vicenda umana di Dante, fino a poterci narrare la sua intera storia.
Il film, interpretato da Sergio Castellitto, è il frutto di non meno di vent'anni di ricerca e di studio che Pupi Avati ha condotto sul poeta fiorentino. Un poeta da lui non amato negli anni di scuola (come ha raccontato molte volte), ma in seguito riscoperto come l'autore del "poema di più alta poesia che mente umana possa concepire" (sono parole sue). Da dove viene questa smisurata grandezza poetica? Secondo Pupi Avati dal dolore, che promuove l'essere umano a una più alta conoscenza, il dolore che è stato "il compagno più assiduo" dell'esistenza di Dante, a cominciare dalla perdita della madre, quando aveva solo cinque anni, fino all'amarezza della cacciata da Firenze. Il risultato è uno sguardo partecipe e nuovo su Dante, che ci rende l'autore della Divina commedia più vicino.