Menù ricco per la venticinquesima edizione del Festival del cinema sloveno, pronto a presentare il meglio della produzione nazionale dell'ultimo periodo.
I film selezionati per il concorso sono 53 e come evidenziato dal direttore Bojan Labović si pongono all'insegna di una grande varietà di generi. Una sorta di cartina al tornasole dello stato di salute del cinema di casa, che non potrebbe esistere senza finanziamenti pubblici, ha messo in rilievo a proposito di questo nuovo appuntamento Nataša Bučar, che dirige il Centro del film sloveno. Buona parte delle pellicole in programma all'Auditorium di Portorose (e nelle altre due sedi del festival, il Monfort e a Pirano il Teatro Tartini) è stata infatti realizzata con il contributo del Centro. Per la fiction, il concorso lungometraggi allinea quest'anno sette titoli, fra cui diverse opere prime di registi giovani come "Moja Vesna" della sloveno-australiana Sara Kern, un film che affronta il dolore attraverso la prospettiva di una bambina, o "I due cavalieri", esordio di Dominik Mencej, o ancora "Orkester" di Matevž Lužar, tutti già passati in importanti festival internazionali.
Tra i documentari in gara non vi sarà, forse un po' a sorpresa, "Sarajevo safari" di Miran Zupanič, che racconta una macabra vicenda risalente ai tempi della guerra in Bosnia. Bocciato in quanto realizzato in modo imperfetto sul piano del linguaggio cinematografico, come ha spiegato nuovamente il direttore.
Ad aprire il programma, il 25 ottobre, sarà comunque un omaggio a un maestro del passato: František Čap, regista di origine ceca che ha lasciato un'impronta indelebile nella storia del cinema sloveno. A cinquant'anni dalla scomparsa verrà presentato in versione restaurata e digitalizzata quel piccolo gioiello che è "Vesna", la commedia romantica diretta da Čap nel 1953 da cui i premi del festival cinematografico di Portorose prendono il nome.