Difficile trovare una personalità altrettanto poliedrica. Storico, archeologo con la passione dell'Istria, economista, letterato, professore di astronomia e di nautica all'università di Padova, poi alto funzionario dell'amministrazione asburgica in Lombardia, Gian Rinaldo Carli (1720-1795) fu intellettuale dalla straordinaria vastità di interessi, e particolarmente sensibile alle novità del suo tempo. Tanto che, partito dalla piccola Capodistria, frequentò i grandi pensatori e riformatori italiani dell'epoca, intrecciando rapporti di amicizia con illuministi del calibro di Pietro Verri e di Cesare Beccaria. Riproporne la figura in occasione del tricentenario della nascita è allora l'obiettivo che si è posta l'Unione degli istriani, con un convegno progettato in collaborazione con la Cattolica di Milano già previsto lo scorso anno, trecentesimo della nascita del Carli, e slittato a causa della pandemia. Evento che ora si realizza con la partecipazione di relatori da varie parti d'Italia e dall'Istria, nella sede di Palazzo Tonello a Trieste, in cui una sala è dedicata proprio all'illuminista capodistriano e ne custodisce anche una storica effigie, dono dei discendenti. Per ricordare gli interventi prodotti da studiosi della nostra regione, con Nives Zudič Antonič e Kristjan Knez si parlerà di Gian Rinaldo Carli protagonista del poema eroicomico "La Rinaldeide", opera del suo concittadino Alessandro Gavardo; mentre Mojca Cerkvenik affronterà l'attualità delle riflessioni di Carli sulla traduzione e Lara Sorgo, altra giovane leva dell'Università del Litorale, proporrà alcune considerazioni sul concetto di identità e il sentimento nazionale nel Carli a partire dal celebre articolo
"Della patria degli italiani", pubblicato dall'autore sulla rivista "Il caffè", e in virtù del quale l'istriano Carli è apparso, specialmente nel passato, un precursore del Risorgimento. Carli patriota ante litteram, dunque? L'opinione della dottoressa Sorgo: "Oggi questa interpretazione va ridimensionata, perché i concetti di nazione e di patria, anche se per così dire nuovi per l'epoca, sono utilizzati in una maniera che potremmo definire letteraria, e non in senso strettamente politico".
Ornella Rossetto