Josip Jurčič è una delle figure centrali in campo culturale e politico sloveno della seconda metà dell'Ottocento, accanto agli scrittori Josip Tavčar e Janko Kersnik. Nato in una famiglia di contadini a Muljava presso Ivančna Gorica, frequenta il ginnasio a Lubiana, quindi affronta gli studi di filologia classica e slava a Vienna. Pubblica a diciasette anni il suo primo lavoro: Il racconto del serpente bianco, nel quale è visibile l'influsso delle frequenti conversazioni e passeggiate fatte da bambino con il nonno, alla cui memoria dedicò due anni più tardi un volume di Ricordi di mio nonno, contenente racconti, fiabe e leggende. Sotto l'influsso di Walter Scott e dei suoi romanzi storici si dedica al racconto popolare e storico pubblicando Jurij Kozjak, giannizzero sloveno e Domen, rispettivamente basati su vicende tratte dalla storia slovena del 15. e 16. secolo. Un libro in particolare, Deseti brat-Il decimo fratello, è considerato il primo romanzo in lingua slovena. Ispirato all'opera omonima di Fran Levstik, a sua volta incentrata su una tradizione popolare. E' la storia di Martin Spak, decimo figlio, costretto ad andare per il mondo a cercare fortuna, destinato a una vita grama e nomade. Tra i maggiori rappresentanti della letteratura realistica slovena, nella sua produzione narrativa ispirata in gran parte alle lotte degli sloveni per l'affermazione della propria identità, Jurčič persegue l'impostazione del programma letterario di Fran Levstik, del quale Jurčič fu seguace, propugnatore dell'avvicinamento della letteratura slovena al popolo. Tra le altre opere di narrativa da ricordare Sosedov sin – Il figlio del vicino, Lepa Vida- La bella Vida e la tragedia in versi Tugomir, sulle lotte contro i Franchi nel Medio evo. (mid)
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