È questa, forse, la prima volta che la presentazione del Festival è condizionata in parte da uno scenario latino-americano totalmente sconvolto. E'l'amara constatazione dello storico presidente del festival, Rodrigo Diaz, all'incontri di presentazione del collaudato appuntamento triestino con la cinematografia dei paesi dell'America latina. E infatti l'immagine che ci arriva dall'"altro Occidente" è, in alcuni casi, addirittura desolante. Ovviamente questo grande continente e la sua ricca cultura, anche cinematografica, non è solo questo. Lo starà a dimostrare nei nove giorni di proiezioni, incontri, dibattiti e workshop la nuova edizione del festival che si preannuncia molto interessante. L'avvio è quanto mai promettente; il festival apre con un documentario sulla bossa nova, il genere musicale brasiliano di cui quest'anno ricorrono i 50 anni. Il documentario di apertura, "I ragazzi di Ipanema", è un'opera di Tonino Pinto - giornalista e critico cinematografico, grande conoscitore dell'America Latina. Circa un centinaio i film selezionati, articolati nelle tradizionali sezioni di concorso; tra loro, Inocencia di Alejandro Gil Alvarez, scelto da Cuba per rappresentarla ai Premi Goya, i più importanti premi cinematografici spagnoli, e il brasiliano Veneza, di Miguel Falabella, con protagonista Carmen Maura. Tra le novità da segnalare, la trasformazione di Cinema e letteratura in sezione competitiva: i film in gara, con sceneggiature tratte da capolavori della letteratura latino-americana saranno giudicati da una giuria composta da docenti delle Università di Trieste, Udine, Venezia, Padova, Bologna e Salerno. La Retrospettiva del festival è dedicata al regista argentino Fernando Spiner, formatosi al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma.
Miro Dellore