Da quante angolazioni si può leggere la storia della nostra lingua? Certamente moltissime. Una delle più affascinanti è quella di considerare l'intersecarsi delle vicende dell'italiano con quelle della storia della Chiesa. Lo scambio tra religiosi e devoti nei secoli passati è stato fittissimo. La parola della predicazione, della catechesi, del testo biblico, dei riti si trasferiva nella parlata comune. Un'impronta che il distacco della società dalla sfera religiosa e la sua progressiva laicizzazione non hanno cancellato. Pensiamo a espressioni come "battesimo del fuoco", a modi di dire come "chi ha orecchie per intendere intenda", "date a Cesare ciò che è di Cesare", "fare come Ponzio Pilato", che fanno parte del nostro linguaggio quotidiano e testimoniano l'influenza lessicale della Chiesa cattolica.
Anche il latino della messa, delle preghiere, dei canti imparati a memoria ha lasciato le sue tracce nell'italiano. Viene dal "Turris eburnea" attribuito alla Vergine nelle litanie l'espressione "stare in una torre d'avorio". Da una formula liturgica latina deriva il nome di un oggetto di uso quotidiano come il "lavabo": insospettabile. Non sono mancati i fraitendimenti, le storpiature di espressioni incomprese: uno degli esempi più noti - fa osservare la storica della lingua Rita Librandi - è la personificazione di Donna Bisodia, dal versetto del Padre nostro "(Panem nostrum quotidianum) da nobis hodie". Tante altre formule invece sono rimaste intatte, come "mea culpa", "via crucis" (anche in senso scherzoso), "Deo gratias", o "refugium peccatorum", in origine anch'esso attributo di Maria, che intercede per i peccatori.
E se la nostra lingua è intrisa di cristianismi, senza che ne siamo sempre ben consapevoli, di grande impatto è anche stata l'azione della Chiesa sulla diffusione dell'italiano nella Penisola, avendo rappresentato a lungo, dal Medioevo in poi, l'unica fonte di apprendimento di quella che sarebbe divenuta la lingua comune per la gran massa di fedeli che non conoscevano il latino, attraverso la predicazione, le scuole dei religiosi, i libri di devozione. Aspetti, questi, di un secolare intreccio tra storia della lingua italiana e storia della Chiesa, che insieme ad altri (tra cui il ruolo dell'italiano come nuova lingua universale di Roma) hanno alimentato un ricco filone di studi. Riflessioni che ora escono dall'Accademia e animano la piazza. Letteralmente: con la manifestazione "L'italiano, la Chiesa, le Chiese", nuova edizione della "Piazza delle lingue", organizzata dall'Accademia della Crusca, a Firenze da domani a sabato 11 novembre.