Un museo per raccontare il nostro italiano, la sua vicenda plurisecolare, che si intreccia con la storia e la cultura del Paese, anche quando l'Italia non era ancora una nazione.
Esempi in giro per il mondo ce ne sono molti. Una ricerca censisce più di sessanta musei nelle varie lingue, vecchi e nuovi, e molti in Europa.
Tra i più antichi, uno in Norvegia sorto nel 1898. Altri sono dedicati a lingue minori, e quattro all'esperanto (l'ultimo inaugurato in Cina nel 2013). Tra le grandi lingue di cultura, il celebrato museo del portoghese a San Paolo del Brasile è in via di riapertura dopo un incendio che l'ha quasi distrutto quattro anni fa. I modelli di questi centri possono variare, ma tutti condividono l'importanza della valorizzazione delle lingue come espressione fondamentale del patrimonio identitario di una cultura.
In Italia l'idea di una esposizione permanente riservata alla lingua comune nasce nel 2003, quando venne realizzata presso la Galleria degli Uffizi di Firenze una grande mostra sull'italiano curata da una squadra di studiosi guidata dal noto linguista Luca Serianni. Studiosi che hanno ora rilanciato il progetto. C'è la convinzione che sia arrivato il momento giusto, perché viviamo un periodo di grande interesse, anche da parte della gente, per la lingua italiana. Il professor Serianni pensa a un museo diffuso, con una sede a Firenze, città in cui l'italiano è nato e sede dell'Accademia della Crusca, l'altra a Roma, dove c'è la Societa' Dante Alighieri. Un museo non museale, che coinvolga i visitatori. Sarà allestito con tecniche multimediali, ma non mancheranno gli oggetti reali, riproduzioni dei monumenti della nostra lingua, dal Placito capuano del 960 che ne rappresenta l'atto di nascita in su.
Ornella Rossetto