Cosa avranno in comune un'etnologa, esperta dei popoli indigeni dell'America Latina come Mojca Marija Terčelj, e l'italianista Nives Zudič Antonič?
A parte gli alti riconoscimenti che entrambe hanno ricevuto nell'ultimo periodo (Terčelj un premio nazionale alla carriera, Zudič Antonič l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine della Stella d'Italia), ciò che le unisce è l'esperienza della diversità. Quella diversità che per la professoressa Zudič Antonič, piranese, nota docente e studiosa uscita dalle file della nostra minoranza, a lungo direttrice del Dipartimento di Italianistica dell'Università del Litorale e protagonista ieri - appunto al fianco di Terčelj - di un incontro all'ateneo capodistriano è, si potrebbe dire, un tratto costitutivo, che ne ha orientato gli interessi e la carriera.
Gli anni degli studi a Lubiana, le passioni non solo letterarie (da De Andrè a Pasolini), il suo punto di vista sulla multiculturalità del territorio, e naturalmente quel titolo prestigiosissimo che premia il suo impegno nel farsi "testimone di italianità" presso le nuove generazioni, sono alcuni degli aspetti toccati nel corso della conversazione condotta da Anja Zorman, collega e amica. Che Nives Zudič Antonič la racconta come "una vera intellettuale, che non si accontenta delle risposte pronte, una vera studiosa e una persona che lavora molto. Anche molto curiosa, nel senso migliore del termine".
Tra il pubblico venuto ad ascoltarla, allievi di oggi e di ieri. Come Neža Čebron Lipovec, lei stessa docente all'Università del Litorale, che ha avuto Nives Zudič Antonič come insegnante al liceo sloveno di Pirano, e che le ha rivolto "un enorme grazie" per aver trasmesso a lei e a tanti altri ragazzi di allora l'amore per la lingua e la letteratura italiana. "Grazie a Nives - dice a Radio Capodistria - anche l'italiano è diventato quasi la mia lingua madre, e lo stesso vale per i miei compagni. È stata essenziale".
Quanto alla diretta interessata, cosa le lascia l'incontro? "L'aver potuto parlare un po' anche della mia personalità, di ciò che ho vissuto in questi anni di ricerca, della realtà di un ricercatore universitario. Che a volte forse è bene condividere con gli altri, perché non ci si pensa ma è anche sofferta e non solo piacevole".